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Commissione delle chiese per i migranti in Europa: «Accogliere senza discriminazioni»

«Ci rivolgiamo a voi in questi giorni che precedono la festa della risurrezione di nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo come leader di chiese e organizzazioni ad esse legate.

Insieme vogliamo condividere le nostre riflessioni, preoccupazioni e speranze sull’accoglienza in Europa dei rifugiati che fuggono dall’invasione russa dell’Ucraina».

Così si apre un testo che la Ccme, Commissione delle chiese sui migranti in Europa, ha fatto siglare a vari leader europei – per l’Italia la firma è del pastore Daniele Garrone, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia-.

«Sullo sfondo delle atrocità commesse nella guerra condotta dalla leadership russa contro l’Ucraina – si legge – individui, gruppi, organizzazioni e non ultime le nostre chiese hanno risposto con empatia, calore e solidarietà concreta nei confronti degli esseri umani che fuggono dalla guerra. Il sostegno continua in Ucraina dove è ancora possibile farlo. Nei paesi vicini, il sostegno si estende dall’accoglienza immediata ai bisogni a lungo termine. Gli stati europei e l’Unione Europea hanno finora risposto attivando alcune delle legislazioni e dei programmi più generosi della storia, coinvolgendo molti attori non statali.

Certamente, ci sono ancora problemi che devono essere risolti. Saranno necessari maggiori sforzi da parte degli attori governativi nel prossimo futuro, poiché sostenere la risposta della società civile e dei singoli volontari diventerà più impegnativo. Sarà necessario trovare soluzioni durature.

Nel complesso, comunque, l’Europa ha dimostrato finora di poter essere un campione della protezione dei rifugiati. L’impegno rimane forte anche se gli arrivi continuano. Ciò dovrebbe essere un incoraggiamento e un incentivo a continuare questo impegno oltre il contesto attuale».

L’attenzione si sposta poi sull’accoglienza: «Estendere l’accoglienza e l’ospitalità ai “forestieri” o “stranieri” e ai bisognosi è stato un motivo centrale del cristianesimo fin dai suoi primi giorni. L’apostolo Paolo ci ricorda nella sua lettera agli Ebrei: “Non trascurate di essere ospitali con i forestieri, perché così facendo alcuni hanno ospitato degli angeli senza saperlo” (Eb 13,2). Questo leitmotiv cristiano riprende l’insegnamento dell’Antico Testamento: “Se uno straniero risiede con voi nel vostro paese, non lo opprimerete. Lo straniero che risiede presso di voi sarà per voi come il cittadino tra voi; amerete lo straniero come voi stessi, perché eravate stranieri nel paese d’Egitto: Io sono il Signore vostro Dio” (Lev. 19:33-34). Questo imperativo dato da Dio collega l’uguale trattamento dello straniero alla risposta obbligatoria che nasce dalla connessione e dalla relazione con Dio. Traducendo questa comprensione per il suo tempo, Gesù ricordò ai suoi ascoltatori che ” ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”» (Matt. 25:40).

Per poi concludere: «È doloroso per noi sentire le notizie secondo cui le persone che hanno cercato di fuggire dall’Ucraina nelle ultime settimane sono state discriminate in base alla loro etnia, religione o origine. Sulla base delle nostre convinzioni cristiane e del diritto internazionale, è inaccettabile che tali incidenti si verifichino. Accogliamo con favore le attività delle istituzioni internazionali ed europee per garantire un accesso ampio ed equo per coloro che in Europa hanno bisogno di protezione internazionale.

In mezzo alla speranza che ci deriva dalla generosa accoglienza dell’Europa ai rifugiati dall’Ucraina, notiamo anche che questa risposta è diversa da quella ricevuta da molte persone che fuggono da altre guerre o disastri negli ultimi anni. Ci sono stati meravigliosi esempi di compassione, solidarietà e ospitalità anche in queste situazioni – non ultimo tra le chiese – ma in molti casi le porte sono rimaste chiuse.

L’Europa finora ospita solo una piccola parte dei rifugiati a livello globale, poiché la maggior parte delle persone rimane nelle immediate vicinanze di questi conflitti. Può essere comprensibile che una guerra vicina scateni una risposta maggiore di un conflitto che sembra lontano. Siamo anche consapevoli che la sfida di accogliere adeguatamente le persone che fuggono dall’Ucraina diventerà più pressante nelle prossime settimane e mesi, specialmente perché sarà necessaria una maggiore integrazione a lungo termine.

È nostra convinzione e speranza che l’Europa possa e debba dare il benvenuto a coloro che bussano alla sua porta e che hanno bisogno della sua protezione. Speriamo e crediamo quindi che l’accoglienza dei rifugiati ucraini finora offerta dall’Europa sia un esempio e un impegno per l’accoglienza dei rifugiati in futuro, indipendentemente dalla loro origine, dal colore della pelle, dal sesso, dall’orientamento, dalla capacità o dallo status di residenza.

Invitiamo l’Europa – i suoi cittadini, le società, gli stati e le istituzioni politiche – a unirsi a noi in questo impegno attuale e negli sforzi futuri che saranno necessari. In questo invito, facciamo eco all’incoraggiamento biblico: “Dio non ci ha dato uno spirito di codardia, ma piuttosto uno spirito di potenza, di amore e di autodisciplina”» (2 Tim. 1:7).

Foto di Mstyslav Chernov via Flickr