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Una Carta etica per il lettore

Gli studenti del Dipartimento Christliche Publizistik (Comunicazione cristiana) dell’Università di Erlangen-Norimberga, in Germania, hanno redatto una Carta dei lettori, come risultato del loro impegno al corso online, Entertaining Angels Unawares – Forced Displacement and Migration in the Media

Il corso, tenutosi dal novembre 2021 al febbraio 2022, è nato da un’idea e divenuta progetto congiunto tra l’Associazione mondiale cristiana per la comunicazione (Wacc) e la Canadian Lutheran World Relief (Clwr).

La Carta dei lettori (rivolta essenzialmente ai lettori come dice esplicitamente il titolo), include suggerimenti su «come controllare gli articoli e come valutare se questi articoli provengano o meno da fonti attendibili e affidabili»; inoltre, fornisce alcune indicazioni e consigli di merito, come ad esempio «il non fare affidamento su fonti uniche informative, ma cercare di aumentare la pluralità di posizioni e voci da consultare quotidianamente» e ancora «evitare di raccogliere e condividere informazioni incerte e diramate dai blog, soprattutto se personali, e diffuse dai social media».

Infine, cercare di «essere consapevoli del fatto che spesso più che a delle informazioni ci si trova davanti a pregiudizi, stereotipi, da sempre esistenti anche nei media».

Gli studenti hanno dunque prodotto un «Codice etico per i lettori»con un focus particolarmente dedicato alla rappresentazione dei migranti nella stampa e nei social media. 

La riflessione e il lavoro sono stati guidati da Sara Speicher, vice segretaria generale della Wacc e dal presidente Wacc Europa, Stephen Brown.

Speicher ha rilevato che «è emersa la necessità per i lettori, in particolare in quest’epoca legata fortemente alla comunicazione digitale, di fare particolare attenzione alla disinformazione che può essere facilmente “condivisa” e diffusa». Dunque, «è necessario fermarsi a pensare  e a riflettere su ciò che stiamo leggendo, prima di reagire».

Brown, per parte sua, ha ricordato che la Carta «Non è un catalogo da seguire in modo prescrittivo», ma piuttosto un elenco che «ricorda le cose da tenere a mente, mentre osserviamo le immagini, leggiamo e titoli di giornali, insomma di dare spazio ai nostri sensi, alle nostre percezioni affinando il senso critico».

Alcuni studenti, hanno ritenuto che il codice etico potesse essere «troppo prescrittivo», e dunque che potesse ottenere l’effetto opposto a quello sperato e dunque che si corresse il rischio di «far aumentare la sfiducia nei confronti dei media e di attribuire la responsabilità della verità al solo lettore e non ai giornalisti che dovrebbero essere i garanti di coloro che ricevono le informazioni». 

Altri, invece, hanno sostenuto l’idea opposta, che il documento possa invece «incoraggiare i lettori a essere consapevoli di ciò che leggono e ascoltano» e che la carta «impedisca loro di farsi ingannare da notizie false».

Nei social media c’è un rischio condiviso: leggere e diffondere disinformazione, «Dobbiamo stare attenti», ricorda il documento.