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Margini: la vita negli insediamenti informali di Roma secondo il rapporto Medu

Si intitola Margini il nuovo rapporto di Medu, Medici per i Diritti Umani, realizzato in collaborazione con l’Unhcr, l’Alto commissariato Onu per i rifugiati, e dedicato al racconto delle realtà in cui l’organizzazione umanitaria ha svolto le proprie attività nel 2021. Come indica lo stesso titolo, si tratta di contesti di marginalità in cui le persone, soprattutto migranti, rifugiati e richiedenti asilo, vivono condizioni di grande vulnerabilità. Sullo sfondo, la città di Roma, in cui si dispiega l’azione di Medu attraverso una clinica mobile che ospita a bordo un team multidisciplinare per offrire assistenza sanitaria alimentando il diritto alla salute.

Come spiega un’autrice del rapporto, Mariarita Peca, «si è preso in considerazione soltanto il periodo da gennaio a novembre del 2021, quindi undici mesi, nonostante la clinica mobile si muova negli insediamenti precari già dal 2004». La scelta di questo periodo non è casuale: si è trattato di mesi particolarmente critici «soprattutto a causa dell’impatto della pandemia, che per persone che già vivono in condizioni di vita estremamente a rischio e precarie ha rappresentato un’aggravante sicuramente significativa».

Il punto focale del rapporto sono quattro dei molti insediamenti presenti a Roma: nella sola capitale le persone in situazione di marginalità, che spesso hanno difficoltà all’accesso anche ai diritti più basilari, sono circa 14.000. Medu ha visitato due edifici occupati, uno nella zona centrale della città e uno nella periferia est, e le due principali stazioni, Termini e Tiburtina. «Lì abbiamo incontrato sicuramente una popolazione molto ampia e molto eterogenea per età, nazionalità, storie di vita, condizione giuridica e tipologia di vulnerabilità, ma un dato molto significativo che abbiamo riscontrato è la presenza di un’elevata percentuale di persone migranti (soprattutto migranti forzati), richiedenti asilo e rifugiati», spiega Peca. Grazie alle analisi congiunte condotte insieme a Unhcr si è potuto stabilire che l’alta percentuale di persone appartenenti a queste ultime categorie in contesti di marginalità non è dovuta unicamente agli spostamenti lungo le principali rotte migratorie, ma anche «alle difficoltà che le stesse persone incontrano durante i loro percorsi di inserimento sociale e di inclusione».

Negli insediamenti precari sono anche molte le persone che hanno storie di vita caratterizzate da violenze, o che hanno subito torture durante i loro percorsi migratori. Si tratta ancora una volta di persone che «necessiterebbero di una presa in carico multilivello e tempestiva, – racconta ancora Mariarita Peca – altrimenti le loro condizioni rischiano di cronicizzarsi, e questo comporta percorsi di uscita più lunghi e più difficoltosi».

Per le persone in condizioni giuridiche precarie e poco informate, anche quello che sembra il semplice accesso alla medicina di base può diventare un ostacolo quasi insormontabile. Il rapporto Margini tenta quindi di dare voce a queste realtà marginali e quindi, troppo spesso, invisibili.