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Attualità e novità nella Teologia della speranza

«Non moriamo nella morte ma nella risurrezione», ha affermato Jürgen Moltmann durante il convegno in occasione del suo 95° compleanno che si è tenuto dal 22 al 24 di ottobre alla Evangelische Akademie a Bad Boll in Germania. Le sue parole potrebbero essere scambiate per caparbietà se non fossero in piena sintonia con lopera teologica di vita del festeggiato. Affermate con voce bassa ma chiara, queste parole rendono visibile che la «Teologia della speranza» non è solo la sua opera più conosciuta, che viene celebrata in tutto il mondo, ma è anche testimonianza personale e autentica di una vita che si è nutrita e si nutre ancora di questa speranza.

La speranza della fede cristiana sembra essere il filo conduttore di una vita e una teologia che si è svolta sin dallinizio nella dialettica fra croce e risurrezione. In un intervento, la sua ultima assistente Universitaria, Carmen Rivuzumwami, mette in dialogo la biografia e la teologia del festeggiato. Nel 1943, all’età di 17 anni, venne chiamato nellaviazione militare dove diventò testimone della morte del suo amico Gerhard Schopper. «La dittatura divora i propri figli», ricorda Moltmann stesso in questo periodo. Tornato dalla guerra, prende la decisione di studiare Teologia e dopo la laurea diventa pastore a Brema nel nord della Germania. Biografia e teologia si intrecciano nella vita di Moltmann, nell’incontro con il Dio crocifisso nasce il teologo della speranza.

Il titolo del convegno «Teologia in Conversazione» ricorda che la teologia, soprattutto quella della speranza, non è una teologia che si svolge in solitudine; essa ha bisogno di dialogo, contesto, incontro, dibattito. Dal 1952 Jürgen Moltmann ha avuto come compagna intellettuale e moglie accanto a sé la teologa e scrittrice Elisabeth Moltmann-Wendel. Insieme hanno avuto quattro figlie, di cui tre erano presenti al convegno. La coppia di teologi accoglie insieme limperativo etico del regno di Dio in una escatologia presente. Sotto il motto «chi non tocca per terra, non può raggiungere il cielo», Elisabeth Moltmann-Wendel ha contribuito in modo fondamentale alla liberazione delle donne in ambito teologico-ecclesiale e alla riscoperta delle figure femminili nella Bibbia. Jürgen Moltmann stesso, nei suoi rari ma lucidi commenti durante il convegno, ha ricordato la moglie Elisabeth, che è venuta a mancare nel 2016, in modo riconoscente e affettuoso.

Il luogo in cui si è svolto il convegno, Bad Boll, fa emergere lo spirito nel quale nel 1964 è nata la Teologia della speranza. È noto che Moltmann è stato ispirato nella sua teologia dal “Principio Speranza” del filosofo ebreo Ernst Bloch. Come ricordava il direttore della Evangelischen Akademie, Jörg Hübner, il festeggiato è stato anche ispirato dal teologo Christoph Blumhardt e dalla sua teologia che affermava: «Dio è nel venire in questo mondo sofferente, in cui la giustizia viene calpestata, in cui ogni giorno vediamo la distruzione del creato, in cui possiamo toccare con le nostre mani loppressione». Il giovane Moltmann è stato impressionato da Blumhardt che vedeva limpegno curativo nella sua clinica a Bad Boll, che egli chiamava la «capanna di Dio», sotto la luce del regno di Dio, capace di trascendere il dualismo corpo-spirito.

In onore del festeggiato e della sua opera lo scorso fine settimana si sono riuniti dignitari di ambito universitario e di chiesa, amici teologi e vecchi dottorandi del festeggiato, come anche membri di chiesa e membri della sua famiglia. La diversità dei partecipanti al convegno rappresenta in modo esemplare anche la larga ricezione dellopera di Jürgen Moltmann in tutto il mondo. Fra i numerosi vecchi dottorandi o “compagni di strada” – come Moltmann tiene a chiamare i suoi ex alunni – erano presenti a Bad Boll due teologi che rappresentano in modo ideale due poli nella ampia storia degli effetti della teologia di Jürgen Moltmann in Germania. Da un lato c’è il teologo sistematico-dogmatico Michael Welker, con la sua “teologia dello Spirito santo” e dallaltro il teologo pratico Gerhard Marcel Martin, che con il Bibliodramma ha messo in comunicazione teologia, psicologia ed estetica.

La Teologia della speranza è nata negli anni 60 come proposta cristiana per realizzare un mondo capace di resistere ai sistemi totalitari mettendo al centro la questione della giustizia e della pace, ed è diventata punto di riferimento per un’intera generazione. Ancora a 95 anni Jürgen Moltmann ci tiene a ricordare che è stato consacrato di fronte al testo della Dichiarazione teologica di Barmen. Moltmann afferma, anche durante il convegno, «La speranza è la fondamentale forza della resistenza».

Il contesto socio-politico in cui è nata la Teologia della speranza è senza dubbio diverso dal contesto di oggi, ma comunque il bisogno di una teologia della speranza che riesca a resistere alle fake news, alle teorie del complotto e ai dualismi semplicistici del populismo non è venuto meno. È stato il presidente del Consiglio della Chiesa evangelica tedesca (Ekd) Heinrich Bedford-Strohm a indicare nella sua predicazione su Matteo 5, 38-48 uno dei campi concreti in cui la Teologia della speranza può e deve dare orientamento per il nostro agire. Ha parlato della situazione nel mare Mediterraneo dove i governi europei tollerano la morte di uomini, donne e bambini, come anche della violenza che subiscono i migranti ai confini del Europa. Si potrebbero aggiungere ancora altre crisi del nostro tempo, come il cambiamento climatico, che richiede un nostro agire deciso e coraggioso, come lo descrive Jürgen Moltmann nella sua Teologia della speranza: «Il regno di Cristo risorto che sta per avvenire non si può solo sperare ed attendere. Questa speranza e attesa caratterizza la vita, lagire e soffrire nella storia della società umana […] Non diventare uguale a questo mondo non significa solo cambiare dentro noi stessi ma significa anche cambiare il mondo nella resistenza e nella attesa creatrice in cui crediamo, speriamo e amiamo».

Nota Bibliografica:

Nell’ampia bibliografia di Jürgen Moltmann la Teologia della speranza occupa il posto centrale. Pubblicata in Germania nel 1964, l’opera viene tradotta da Aldo Comba per l’editrice Queriniana nel 1970. La stessa casa editrice pubblica nel 1973 Il Dio crocifisso, uscito in Germania l’anno precedente; al filosofo Ernst Bloch (autore del Principio speranza, ultima ed. italiana Garzanti 1994), che aveva compiuto 90 anni nel 1975, Moltmann dedicò In dialogo con Ernst Bloch (1975); seguono ancora L’avvento di Dio. Escatologia cristiana (1995, ed. it., Queriniana 1998); Dio nel progetto del mondo moderno. Contributi per una rilevanza pubblica della teologia (1997/1999); Scienza e sapienza. Scienza e teologia in dialogo (2002/2003), mentre il tema centrale nella sua teologia, ripreso con Nella fine l’inizio. Una piccola teologia della speranza (2003/2004) ritorna poi ancora con Etica della speranza (2010/2011).

Un’autobiografia di Jürgen Moltmann è uscita nel 2006 in originale, e tre anni dopo in italiano, sempre per Queriniana, con il titolo Vasto spazio. Storia di una vita, ed è molto di più del racconto personale, intrecciandosi con il lavoro di altri teologi e filosofi, con il dialogo fra cristiani e marxisti, con le nuove emergenze mondiali e con l’ecumenismo. La casa editrice Claudiana ha pubblicato nel 1986 un saggio dal titolo Diaconia. Il servizio cristiano nella prospettiva del Regno di Dio, e Passione per Dio. teologia a due voci (2005), scritto con la moglie Elisabeth Moltmann-Wendel, mentre un bello studio dedicato al teologo è quello che si deve a Daria Dibitonto: Dio nel mondo e il mondo in Dio. Jürgen Moltmann tra teologia e filosofia, per conto del Centro studi “Luigi Pareyson” di Torino (Trauben, 2007).