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L’energia verde è in affanno

A maggio l’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) aveva pubblicato una lista di 400 azioni necessarie per mettere sulla carreggiata giusta il pianeta e raggiungere così gli obiettivi prefissati dall’Accordo di Parigi e dalle varie intese globali sul clima. L’obiettivo era quello di indirizzare le politiche internazionali in vista della COP26, la conferenza per il clima prevista tra poche settimane a Glasgow.

Poiché l’evento si avvicina, l’agenzia ha ora pubblicato un nuovo rapporto, per monitorare i progressi e proiettare verso il futuro gli sforzi attuali. Purtroppo, le previsioni non sono buone.

All’interno del documento viene fatto notare che il settore economico delle energie rinnovabili sia in continua crescita, rendendole sempre più accessibili e diffuse. Ma l’impatto della pandemia ha anche portato, in parallelo, ad una nuova crescita nell’uso dei combustibili fossili, verso i quali ci dimostriamo ancora molto dipendenti (in Europa, in queste settimane, viene addirittura riportato in auge il carbone, vista la scarsità di gas naturale). Nel complesso, viene fatta notare una quantità di investimenti troppo bassa rispetto al necessario: all’incirca, il mondo dovrebbe investire circa il triplo di quanto stanziato attualmente.

L’Agenzia ha analizzato in particolare due scenari. Il primo riguarda l’insieme delle politiche verdi già avviate. Se la situazione restasse analoga a quella attuale, si prevede un aumento di 2,6 gradi di temperatura media rispetto al periodo pre-industriale nel 2100 – ben al di sopra della soglia di 1,5 fissata come tetto massimo dagli Accordi di Parigi.

Il secondo scenario prende in considerazione anche le promesse già annunciate dai governi ma non ancora messe in pratica. Il risultato sarebbe migliore, ma di poco: l’aumento di temperatura proiettato alla fine del secolo sarebbe comunque di 2,1 gradi.

Gli investimenti, conclude quindi l’IEA, devono aumentare su tutti i fronti. In parte si tratta di spese relativamente modeste, ma molto efficaci, come il miglioramento dell’efficienza, la limitazione delle perdite di gas, l’installazione di nuovi impianti eolici o solari. Ed è senz’altro rassicurante che, proprio mentre veniva reso noto questo report, la Francia annunciava un importante piano di decarbonizzazione e l’Unione Europea lanciava il primo green bond, obbligazione verde rivolta al finanziamento del Next Generation EU su criteri di sostenibilità. Forse il prossimo documento dell’Agenzia Internazionale per l’Energia si rivelerà più ottimista.