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Il Nobel per la Pace premia il coraggio di due giornalisti

Il premio Nobel per la Pace 2021 è stato assegnato ai giornalisti Maria Ressa e Dmitry Muratov.  Il segretario generale facente funzione del Consiglio mondiale delle chiese (Cec), padre Ioan Sauca ,si è congratulato con loro ed ha espresso solidarietà con la loro continua lotta per la giustizia e la pace.

«Questo premio sottolinea l’importanza fondamentale della libertà di espressione e di informazione come pilastri per la democrazia, la giustizia e la pace», ha affermato Sauca. «Il coraggioso lavoro svolto dalla signora Ressa e dal signor Muratov esemplifica la lotta in corso per garantire e proteggere questi valori e per garantire la libertà di stampa».

I premi sono stati annunciati durante una cerimonia a Oslo l’8 ottobre. I due hanno ricevuto il premio «per i loro sforzi per salvaguardare la libertà di espressione, che è una precondizione per la democrazia e una pace duratura».

I due giornalisti si battono per le libertà che sono essenziali per un discorso pubblico informato, ha aggiunto padre Sauca. «Preghiamo che questo premio sia un incoraggiamento non solo per la signora Ressa e il signor Muratov, ma per tutti coloro che lavorano per la trasparenza e per la verità».

A settembre, il Cec, l’Associazione mondiale per la comunicazione cristiana Wacc e altri partner hanno organizzato un simposio su «La comunicazione per la giustizia sociale nell’era digitale», pubblicando un manifesto a seguito delle discussioni.

I giornalisti vincitori del premio Nobel esemplificano i tipi di giustizia descritti nel manifesto.

«Abbiamo bisogno di principi che permettano a tutte le persone di impegnarsi in un dibattito trasparente, informato e democratico, in cui le persone abbiano accesso illimitato alle informazioni e alle conoscenze essenziali per la coesistenza pacifica, l’empowerment, l’impegno civico e la responsabilità reciproca», si legge nel manifesto.

«Un premio che va a due giornalisti, di due paesi retti da presidenti che possiamo serenamente definire dittatori e anche sanguinari – scrive Elisa Marincola sul sito “Articolo21”. Paesi in cui i diritti umani e civili sono quotidianamente calpestati. Dove fare giornalismo, se è davvero tale, significa rischiare molto, serenità, sicurezza, sicuramente carriera, spesso anche la vita.

Maria Ressa e Dmitry Muratov sono anche giornalisti d’inchiesta e le inchieste dei loro giornali, il sito d’informazione Rappler e la Novaja Gazeta, hanno realizzato e continuano a realizzare inchieste sui governi dei loro paesi. Sui presidenti-dittatori che governano i loro paesi.

Non è scontato, si può essere giornalisti e seriamente anche senza fare giornalismo investigativo contro i potenti. Ma sicuramente questa forma di informazione rappresenta, quando è attuata con impegno, serietà,  accuratezza nelle parole utilizzate, nei numeri riportati, nei fatti ricostruiti, cura per la verità e per la dignità umana, delle vittime in primo luogo ma non solo, la forma più alta, possiamo dire l’essenza profonda del giornalismo.

Non è quindi un caso che questo premio prestigioso sia andato a due cronisti che hanno dedicato la loro vita alle inchieste».

 

Illustration: Niklas Elmehed © Nobel Prize Outreach