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Un alfabeto di luce. Le opere del valdese Vincenzo Taccia

L’Ufficio Beni culturali della Tavola valdese ha pubblicato sul sito “Patrimonio culturale valdese e metodista” un approfondimento sulla storia e le opere dell’artista valdese Vincenzo Taccia (1897-1978). Nato a Catania il 7 marzo 1897, Taccia inizia il suo percorso nella bottega del padre, artigiano tappezziere. Si diploma alla Scuola d’arte e mestieri della città. Dopo la Grande Guerra sul Carso, torna a Catania e inizia a frequentare la locale Chiesa valdese. Si trasferisce quindi a Torino. A partire dal 1929 si dedica alla sperimentazione di tecniche per la realizzazione di vetrate artistiche. Nel 1951 realizza le vetrate del Tempio valdese di corso Vittorio, a Torino. Il suo studio in via Nizza resta attivo sino alla sua morte, nel 1978.

Si legge sul sito del Patrimonio valdese e metodista: «Sono circa duecento le vetrate realizzate da Taccia per templi, chiese e cappelle cattoliche, ospedali e dimore private». Fra le opere, anche i tre pendagli in vetro con i ritratti dedicati a protagonisti dell’esilio valdese (Museo della Balziglia, Massello – TO). Nella sua produzione si trova una particolare attenzione alla forma, al segno, ai simboli, alle lettere dell’alfabeto. Come lui stesso spiega in un discorso pubblico nel 1959: «Quante di queste lettere, sviluppate in volute, battezzate dalla fiamma e battute a ritmo violento, diventano inni di gloria della vulcanica stirpe dei maestri del ferro battuto? Tracce di questo alfabeto si ritrovano sia nelle forme geometriche e floreali che ricoprono la gran parte delle superfici vetrose, sia negli elementi decorativi tratti dal simbolismo biblico, come il candeliere (simbolo delle chiese valdesi sin dall’epoca moderna), la spiga, il pane e la coppa (raffiguranti la Santa Cena) e la colomba (simbolo di pace e della presenza dello Spirito Santo)».

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Foto: rosone del tempio valdese di San Germano Chisone (Torino)