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Rimpatri forzati: nel 2021 i charter partono soprattutto verso Tunisia ed Egitto

In occasione del convegno “Rimpatri forzati e tutela dei diritti fondamentali”, organizzato il 1° ottobre a Palazzo Merulana dal Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, è stato pubblicato il “Rapporto tematico sull’attività di monitoraggio di rimpatrio forzato di cittadini stranieri tra gennaio 2019 e giugno 2021” e sono stati diffusi i dati dei rimpatri forzati effettuati da gennaio a settembre 2021.

Dall’inizio del 2021 al 15 settembre sono state rimpatriate 2226 persone, più della metà verso la Tunisia (1159). Gli altri principali Paesi di destinazione sono l’Albania (462) e l’Egitto (252). Il 61,2% dei rimpatri sono stati operati tramite voli charter con scorta a bordo, il 12,3% con voli commerciali con scorta e il 26,5% con voli commerciali senza scorta (al 58% verso l’Albania).

Per quanto riguarda i 71 voli charter, su 1362 persone 1105 sono state quelle rimpatriate in Tunisia, 227 in Egitto, e 30 in Georgia. Rispetto agli anni scorsi è abbastanza chiara una flessione sui voli di rimpatrio a causa della pandemia: 6398 le persone rimpatriate nel 2018, 6531 nel 2019, 3351 nel 2020 e 2226 nel periodo da primo gennaio al 15 settembre 2021.

Il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, al quale è affidato per legge il compito di monitorare i voli di rimpatrio forzato, nel periodo dal gennaio 2019 – giugno 2021 ha monitorato 56 di queste operazioni di rimpatrio forzato verso Tunisia, Nigeria, Egitto, Albania, Marocco, Algeria, Gambia, Georgia, Kosovo, Pakistan, Perù e Romania.

Rispetto alle carenze riscontrate, queste alcune delle raccomandazioni espresse dal Garante nazionale:

– Garantire il controllo parlamentare sugli accordi di riammissione;
– Introdurre una banca dati per gli eventi critici o altri accadimenti particolari (atti di contenimento, interventi sanitari, proteste, fughe, episodi di autolesionismo, reclami…) come strumento di trasparenza e tutela;
– Investire nella formazione di tutte le Forze di polizia impiegate nelle operazioni di rimpatrio forzato;
– Prevedere nuove professionalità nei voli di rimpatrio per la mediazione culturale e il supporto socio-psicologico;
– Garantire al cittadino straniero interessato un congruo preavviso a tutela del diritto di difesa e nel rispetto della dignità della persona;
– Un deciso allineamento dell’uso delle misure coercitive agli standard internazionali;
– Migliorare l’assistenza sanitaria garantendo valutazioni preventive di idoneità effettive e la continuità di trattamenti e programmi terapeutici;
– Un deciso e urgente adeguamento dei locali utilizzati negli scali aeroportuali.

 

Sono vari gli auspici da parte del Garante per un miglioramento di differenti aspetti di tale complessa azione: trasparenza nelle azioni compiute da parte delle autorità e assicurazione di relazioni chiare, lineari con gli interessati.

Una lettura utile perché ricca di spunti e informazioni concrete sulle modalità di gestione di una pratica, molto propagandata e strumentalizzata a livello politico, senza che i cittadini abbiano quasi mai reale possibilità di conoscerne meccanismi e criticità.

Sul sito di Radio Radicale è possibile rivedere il convegno del 1° ottobre:oltre a Mauro Palma, presidente del Collegio del Garante nazionale, hanno partecipato, tra gli altri, Michele Di Bari, capo Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione, Gennaro Migliore, presidente dell’Assemblea parlamentare del Mediterraneo (Pam), Piero Rossi, Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà della Regione Puglia, Tommaso Palumbo della Direzione centrale immigrazione e Polizia delle frontiere.

In seguito una tavola rotonda si è concentrata sulle sfide del presente: moderata da Daniela de Robert del Collegio del Garante nazionale, con Arianna Poletti, giornalista, Majdi Karbai, Parlamentare tunisino e Corrado Quinto, consigliere tecnico principale in giustizia e diritti umani, United Nations Development Programme (UNDP) Tunisia.

Le conclusioni sono affidate a Jean Pierre Cassarino del Collegio d’Europa.