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Gesù tra i suoi “antichi colleghi”

Con Milena Jäger Beux, autrice di Gesù, un fariseo?*, ci incontriamo in una splendida giornata di sole nella quiete della sua casa a Villar Pellice (To). Sono curioso di sapere di più su questa nuova pubblicazione, soprattutto perché la sua formazione peculiare promette uno stimolante approccio al tema.

– Cominciamo da lei: qualche elemento per inquadrarla come autrice e come studiosa del giudaismo del tempo di Gesù…

«Ho seguito il classico corso di formazione teologica: laurea alla Facoltà valdese di Teologia di Roma e dottorato in una Università straniera. L’incontro con un collega mi ha indirizza verso l’Istituto di Ricerca ebraico-cristiana di Lucerna, al seguito del suo fondatore, prof. Clemens Thoma. L’ebraismo è stato il mio “primo amore”. Come la maggior parte dei valdesi, sono nata con la Bibbia in mano, e le storie del popolo di Israele hanno accompagnato tutta la mia vita. Amo definirmi una “mishnaista”, studio lo sviluppo delle discussioni dei maestri sulla legge ebraica, trascritte nel Nuovo Testamento e nella Mishnah».

«Questo è il terzo saggio sull’argomento, e segue uno studio sulla liturgia ebraica all’epoca di Gesù e uno sulle origini del Padre Nostro. Il desiderio che scatta ogni volta che scopro qualcosa di nuovo è quello di condividerlo con gli altri: volevo dare una possibilità agli studenti di teologia, ai catechisti, ai colleghi, alla gente comune di aprire una finestra sul mondo che ha dato le origini alla loro cultura».

– In molti hanno scritto sul Gesù storico. Rispetto a essi, dove pensa che si collochi il suo scritto?

«Direi tra i manuali. Scrivo per chi ha voglia di condividere l’entusiasmo per una nuova scoperta, proprio come un archeologo che si imbatte in una moneta o in un coccio. E poi siamo tutti imbevuti dell’esegesi millenaria del cristianesimo, e troppo poche persone si sono date la pena di verificarne la fondatezza. La massa dei volumi sul Gesù storico (soprattutto i più recenti) e gli studi di teologia hanno spesso fatto scattare un campanello d’allarme che mi ha spinto ad approfondire questi argomenti».

– Dunque, un saggio che vuole stimolare il lettore a mettere in discussione le sue certezze o a sviluppare la sua curiosità. Qual è la sua tesi principale?

«In realtà non parto da una tesi. Un giorno un versetto di Matteo ma ha fatto riflettere: “Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti, sono venuto non per abolire ma per completare» (5, 17). Gesù non solo ha mantenuto la legge ebraica, ma ha addirittura contribuito alla sua applicazione. Queste parole mettono in crisi l’esegesi tradizionale secondo cui Gesù era nemico dei farisei e aveva abolito la loro osservanza. Il messaggio che vorrei arrivasse ai lettori è quello di non fermarsi alla superficie, ma di approfondire».

– Chi erano i farisei?

«Giuseppe Flavio definisce il farisaismo una scuola filosofica e dalla sua testimonianza si evince che si può considerare una scuola di pensiero teologico-giuridica, preoccupata di migliorare la qualità di vita religiosa degli ebrei, tentando di mediare l’antica esigenza di una normativa rigida a favore di una più indulgente. Come in ogni scuola, avevano i “sapienti”, poi i maestri, e accanto, i “segretari”, gli scribi, che trascrivevano gli atti delle discussioni».

– Oggi dire che “Gesù era ebreo” purtroppo è diventato uno slogan. Il titolo del suo volume, invece, ci porta oltre, perché mette Gesù direttamente in relazione con i farisei. Che significa ribadire che Gesù era un ebreo?

«Che Gesù fosse un ebreo è un dato evidente in tutto il Nuovo Testamento, anche se questa constatazione da sola non basta, se si vuole capire che cosa l’affermazione della giudaicità di Gesù cambi nella nostra cultura, mentalità, quotidianità. Dire che era ebreo non basta per smentire le fake news divulgate da un’esegesi millenaria, condita di genuino antigiudaismo, diventato poi acritico antisemitismo. Solo con la conoscenza si può creare un terreno in cui il seme del razzismo non attecchisce e quello della presunzione si secca».

– Credo che rimanga un’ultima curiosità nei lettori: Gesù era un fariseo oppure no?

«A tutt’oggi, direi che Gesù si trova in continuità con i “sapienti” e i maestri della Mishnah, sia dal punto di vista degli argomenti trattati sia da quello della forma, del linguaggio e delle intenzioni di riforma della normativa. In conclusione, aggiungerei che il motore di questa ricerca è il desiderio di restituire Gesù al suo mondo con un atto di fedeltà e di onestà nei suoi confronti, che chiama in causa sia ebrei sia cristiani. Se non una re-integrazione di Gesù tra i suoi antichi colleghi, che ci sia almeno la possibilità di considerarlo quello che era, uno di loro, e di studiarlo come tale. Questo non toglie nulla alla fede di ognuno, le può caso mai fornire un solido motivo in più».

M. Beux, Gesù, un fariseo?. Torino, Silvio Zamorani editore, 2021, pp. 158, euro 20,00.