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Prendersi cura di chi vive in povertà

Beato chi ha cura del povero! Nel giorno della sventura il Signore lo libererà
Salmo 41, 1

Beati i misericordiosi, perché a loro misericordia sarà fatta
Matteo 5, 7

«I poveri li avrete sempre con voi» (Matteo 2, 11 par.). Questa l’eredità del Maestro per i suoi discepoli; e non poteva essere altrimenti: Gesù nacque povero, in mezzo ai poveri, per portare la buona novella ai poveri, agli ultimi.

Il povero, di per sé, è in balia di tutti, per molti versi non è padrone nemmeno della sua stessa vita. Egli è assoggettato a tutti ed esposto al volere di tutti. Egli non potrà mai decidere circa le sue sorti.

Nella nostra opulenta società, il povero è considerato un peso di cui possibilmente liberarsi. Il povero, talvolta è visto come un parassita, qualcosa da occultare, un essere da evitare.

Non così per il Signore: nel suo essere soggetto a tutti, il povero non si innalza, non si sente il Dio di se stesso, non è eroso da deliri di onnipotenza.

Il povero è l’altra faccia della nostra vita agiata, di cui spesso non rendiamo grazie a Dio. Talvolta risolviamo i nostri scrupoli con un panino o donando panni dismessi, ma non è questo che vuole il Signore da noi.

Il Signore ci chiede di scorgere negli ultimi il suo volto, non quello dai riccioli d’oro, ma il volto martoriato di una donna che subisce violenza, il volto rigato dalle lacrime di una madre afghana che si è dovuta dividere dal figlio in fasce, il volto rigato dalla salsedine di chi cerca giustizia e libertà attraversano i mari, magari lasciandoci la vita.

Ecco chi sono i poveri: sono coloro che non hanno speranza; ed è lì che questa Parola ci interpella: facciamoci portatori di speranza per chi non ha più speranza. Consentitemi un’ultima considerazione: quale coerenza c’è tra professarsi cristiani e aderire a movimenti politici che fanno della persecuzione degli ultimi la loro bandiera?