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La morte di Stanislav Tomas

Il 19 giugno scorso a Teplice, una cittadina della Repubblica Ceca, Stanislav Tomáš è morto dopo essere stato fermato da una pattuglia della polizia e bloccato con un ginocchio sul collo fino al soffocamento.

Se l’episodio ricorda qualcosa è perché la dinamica è molto simile a quella che ha portato alla morte di George Floyd, poco più di un anno fa. Floyd, afroamericano di 46 anni, era stato fermato a Minneapolis dopo che pattuglia era stata chiamata da un negoziante che accusava l’uomo di aver comprato un pacchetto di sigarette con una banconota contraffatta. L’episodio è stata come la goccia che ha fatto traboccare il vaso e ha portato all’escalation delle proteste contro la brutalità della polizia nei confronti degli afroamericani, esplosa nel movimento Black Lives Matters in tutto il pianeta.

Stanislav Tomáš era invece rom.

Sebbene episodi di violenza delle forze dell’ordine verso appartenenti a questa cultura sono noti e denunciati da tempo, almeno nell’est Europa, la vicenda probabilmente non avrà una eco altrettanto forte di quella di Minneapolis, e questo perché intorno alla cultura Rom e Sinti ruotano sempre molti pregiudizi e ambiguità. Spesso vero e proprio disinteresse se non disprezzo.

Il report della vicenda da parte dei media e le dichiarazioni della polizia e della politica Ceca lo conferma. La ricostruzione della dinamica del fermo e poi della morte di Tomáš racconta di un uomo alterato dall’uso di droghe e incontrollabile. Dall’altro lato ci sono la comunità Rom e la famiglia della vittima che smentiscono Tomáš facesse uso di sostanze stupefacenti. In ogni caso la domanda che ci si pone è perché accanirsi su un uomo già a terra e ammanettato. Pare che il Consiglio d’Europa con Amnesty International avvieranno un’indagine indipendente sul caso.

La Commissione Europea riconosce che molti Rom sul territorio dell’Unione sono vittime di pregiudizio ed esclusione sociale, nonostante un bando contro la discriminazione varato dai paesi EU. Una dichiarazione che per chi segue le vicende dei diritti per Rom e Sinti in Italia suona un po’ riduttiva.

Intanto la notizia sta girando sempre di più sui media mondiali e a questo fanno seguito dimostrazioni di sostegno dalle comunità Rom in tutta Europa. Il 22 giugno centinaia di persone si sono radunate davanti all’ambasciata della Repubblica Ceca a Bucarest, in risposta all’episodio. Il 26 giugno circa 500 persone hanno manifestato a Teplice.

Giovedì 1° luglio a Roma c’è stata una manifestazione davanti all’ambasciata della Repubblica Ceca organizzata dall’Associazione Kethane; nello stesso giorno in città veniva sgomberato il campo de La Monachina.

La morte di Stanislav Tomáš non avrà forse la stessa eco di quella di George Floyd, ma forse, a partire da questa vicenda, qualche passo verso il riconoscimento dei diritti delle comunità Rom in Europa si sta facendo.

Anche Eurodiaconia, organizzazione ombrello che riunisce decina di realtà diaconali europee, in una lettera aperta siglata da oltre 350 associazioni, Ong, e privati cittadini, denuncia l’episodio: i firmatari  chiedono un’indagine indipendente, approfondita e obiettiva sulla morte di Stanislav Tomáš.

La lettera aperta invita inoltre la leadership dell’UE, il governo ceco, i media e gli attori non governativi a prendere una posizione chiara contro l’antiziganismo e la violenza della polizia, anche nelle loro dichiarazioni pubbliche.
 
 
«La profilazione etnica – si legge nel testo- , l’insufficienza e l’eccessiva sorveglianza contro le minoranze etniche sono abitudini di vecchia data nell’Unione ruopea. Un documento dell’Agenzia dell’UE per i diritti fondamentali  del maggio 2021 rivela le differenze tra le esperienze delle persone con i fermi di polizia. Mostra che i neri, gli asiatici e i rom hanno ancora maggiori probabilità di essere fermati e perquisiti dalla polizia, il che influisce anche sulla loro fiducia nella polizia».
 

 

Foto da pagina Facebook Stand Up To Racism