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77° anniversario per Via Rasella

Il 23 marzo del 1944 alle 15 una bomba esplode nella centralissima Via Rasella a Roma. La potenza della deflagrazione investe una compagnia del I battaglione del Reggimento di Polizia tedesca Bozen, che vi transita a piedi.

Dei 156 uomini tra ufficiali, sottufficiali e truppa, 32 militari muoiono e 110, invece, rimangono feriti.

L’attentato darà origine a una durissima «risposta» tedesca: l’eccidio delle Fosse Ardeatine, in cui verranno fucilati 335 prigionieri.

L’attentato di via Rasella fu preparato dalla Resistenza romana, capitanata dai Gruppi di Azione Patriottica (Gap) e dalle unità partigiane del Partito Comunista Italiano. Venne indirizzato quel giorno, il 23 marzo 1944, contro un reparto delle forze d’occupazione tedesche che transitava nella stretta e lunga via romana del centro, a pochi passi dal Quirinale; si trattava dell’Undicesima Compagnia del III Battaglione del Polizeiregiment (Bozen), appartenente alla Ordnungspolizei – polizia d’ordine – e composta da reclute altoatesine.

Il giorno seguente, i tedeschi decidono di «rispondere» con un’operazione militare (una vendetta) attuando una strage guidata dal colonnello Herbert Kappler, coadiuvato dal capitano Erich Priebke.

La maggior parte delle vittime civili trucidata nelle Fosse Ardeatine (antiche cave di pozzolana situate nei pressi della via Ardeatina, scelte quale luogo dell’esecuzione e per occultare i cadaveri degli uccisi), venne allora prelevata dal carcere di Regina Coeli e dalla prigione di via Tasso; tra le oltre trecento persone portate alla morte, cinquanta furono scelte e consegnate dal questore fascista Pietro Caruso.

«L’eccidio delle Ardeatine ha costituito una delle pagine più dolorose della storia recente del nostro Paese. I valori del rispetto della vita e della solidarietà che ci sorreggono in questo periodo, segnato da una grave emergenza sanitaria, rafforzano il dovere di rendere omaggio a quei morti innocenti», dichiarò l’anno scorso il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per ricordare il 76° anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine.

Interessante la storia di Vera Michelin Salomon, (connessa all’attentato di via Rasella e ricordata su questo sito da Claudio Geymonat).

Vera fu una attiva combattente della Resistenza romana nella II Guerra mondiale, per questo, deportata in Germania dalle SS. Nel tempo, eletta presidente onoraria dell’Aned, l’Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti.

Instancabile nelle sue testimonianze nelle scuole e nelle iniziative legate alla memoria degli orrori nazifascisti. È recentemente scomparsa, nel 2019.

Il cognome «rivela una chiara origine legata alle valli valdesi del Piemonte – ricorda Geymonat –. Il padre Giovanni era infatti valdese, e insieme alla moglie Elvezia Guarnoli (di famiglia invece cattolica) scelse di diventare ufficiale dell’Esercito della Salvezza: «Tutta la famiglia da parte di mia madre si convertì dal cattolicesimo all’Esercito della Salvezza. Mia nonna materna, analfabeta, imparò a leggere proprio per poter leggere autonomamente la Bibbia», raccontava Vera Michelin Salomon in una bella testimonianza video che è possibile visionare qui.