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Suggestioni letterarie per “andare oltre”

C’è una parola che mi ha sempre intrigato e messo in questione, ed è: spiritualità. Infatti da un lato la trovo respingente perché sa troppo di sacrestia, di mistica e di fuga dalla vita concreta, mentre io, figlio degli anni ’60 e ’70, ho sempre visto l’impegno vocazionale come qualcosa di molto concreto, da spendere nella vita quotidiana. Ma d’altra parte mi rendo anche conto che, con un simile atteggiamento, la mia generazione probabilmente ha finito con l’allontanare molte (troppe) persone dalla vita comunitaria di culto e di preghiera.

Noto infatti che sono in tanti quelli che sono emigrati verso altre proposte religiose, come il buddismo – o anche certe scuole spirituali musulmane. Credo che sia interessante far rilevare al riguardo che proprio quest’anno le liturgie per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani sono state curate dalle sorelle di Grandchamp (Svizzera), una comunità monastica oggi ecumenica ma di origine protestante. Del resto, tra le due guerre mondiali vi fu in campo protestante un’importante ricerca liturgica e comunitaria che ha portato alla creazione di iniziative come quella citata di Grandchamp – o quella di Taizé, fondata da un pastore riformato. Si trattava, io credo, di una ribellione contro la teologia liberale allora dominante e una predicazione che aveva sostituito la spiritualità con un’etica di stampo borghese e perbenista. Il tema della spiritualità è dunque rimasto per me un punto interrogativo senza una risposta precisa.

Per questo motivo, quando ho visto esposto il libreria il libro Racconti spirituali*, ho sentito come un’attrazione e il desiderio di leggerlo. Tanto più che ho molta stima per il suo curatore, Armando Buonaiuto, che è l’animatore di un importante evento qual è «Torino Spiritualità», e che l’antologia è preceduta da uno scritto di Gabriella Caramore, nota per essere stata molti anni curatrice della fortunata trasmissione radiofonica Uomini e profeti. Ma devo subito dire che, aperto il libro, non ho trovato quello che mi immaginavo. In esso vi è una raccolta di diciotto brevi racconti di autori moderni e contemporanei: non si tratta di mistici o di teologi di varie religioni, ma di credenti e di non credenti, di cui vengono proposti alcuni brevi testi, a cui Buonaiuto appone dei commenti belli e profondi che aiutano il lettore a compiere un percorso di appropriazione degli autori proposti.

Ma in che senso questi racconti possono essere definiti “spirituali”? Buonaiuto lo chiarisce fin dall’inizio. Ogni scelta, egli dice, è fatalmente personale, purtuttavia, prosegue: «ogni racconto che proporrò dovrà avermi catturato e allo stesso tempo fatto sentire più libero. Cattura e liberazione, essere “contenuto da” e sentirmi “slanciato oltre”. Quando durante la lettura mi è accaduto di sperimentare su di me queste due condizioni, ho avuto la certezza di trovarmi nel mezzo di un racconto spirituale».

Effettivamente, nel mercato librario esiste un tipo di letteratura definita “spirituale”, ma qui si incontra qualcos’altro, qualcosa che ti spiazza e ti affascina nello stesso tempo. Faccio solo due esempi. Il primo è il racconto Il chiaro di luna di Guy de Maupassant, in cui un prete di campagna, severo e arido, convinto di aver risolto tutti i problemi con la sua razionalità, viene messo in crisi quando scopre la bellezza, sublime e irrazionale, di una notte di luna. La notte, nel suo sistema di pensiero, è fatta per dormire e dunque perché tanta bellezza? Non è sprecata? Ecco che la bellezza e la gratuità della Creazione costringono il protagonista a mettersi in questione.

Il secondo esempio è di tutt’altro genere. Si intitola provocatoriamente Il torturatore e al termine di poche intense pagine, scritte con uno stile frammentato e nervoso, si viene a scoprire che il torturatore è Dio stesso. L’autore è Friedrich Dürrenmatt, drammaturgo e scrittore svizzero di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita. È un autore inquieto e inquietante, Dürrenmatt: figlio di pastore e a sua volta padre di un pastore, si dedicò intensamente al fenomeno religioso verso il quale nutriva un sentimento di attrazione e di repulsione. Infatti, nonostante la sua critica tagliente alla religione e a ogni tipo di ideologia, tra i suoi autori preferiti troviamo Kierkegaard e Barth, e nel 1983 gli fu conferita dall’Università di Zurigo la laurea honoris causa in Teologia. «Anche se la mia idea di Dio non potrebbe essere più distante, l’opera di Dürrenmatt mi ha sempre affascinato per il gioco di rispecchiamenti che l’attraversa», commenta Buonaiuto. In questo breve racconto, infatti, è l’assurdità del male che viene presentata, anche con un accento quasi sadico; ma è l’assurdità contro cui combatte Giobbe, il quale non ha timore di scontrarsi con Dio con toni appassionati.

Come abbiamo anticipato, i commenti di Bounaiuto aiutano il lettore a farsi interrogare dai testi qui raccolti, a cogliere quanto che è presente “oltre”, al di là di ciò che si riesce a cogliere a una prima lettura. Ed è questo “oltre” che rende i racconti “spirituali”.

* A. Buonaiuto ( a cura di), Racconti spirituali. Con uno scritto di Gabriella Caramore. Torino, Einaudi, 2020, pp. 242, euro 19,50.

 

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