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Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani e ricorrenze storiche

La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (Spuc), dopo alcune “anteprime” condotte soprattutto in ambito protestante già a fine del XVIII secolo, viene avviata ufficialmente dal pastore episcopale Paul Wattson a Graymoor (New York) nel 1908 come Ottavario per l’unità della Chiesa, con una scelta di date chiaramente simbolica: l’apertura avviene il 18 gennaio in coincidenza con la confessione di Pietro, con l’apostolo prediletto che proclama Gesù come il Cristo, e si protrae fino al 25 gennaio, data della conversione di Paolo. Per alcuni decenni cattolici e protestanti organizzano iniziative in modalità distinta all’interno di questa settimana, mentre dal 1968 il tema e i testi per la preghiera sono elaborati congiuntamente dalla commissione Fede e Costituzione del Consiglio ecumenico delle chiese, per protestanti e ortodossi, e dal Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, per i cattolici.

L’edizione 2021 è stata preparata da cinquanta diaconesse della Comunità di Grandchamp, in Svizzera, sui versetti del Vangelo di Giovanni 15, 5-9 sintetizzati con il titolo «Rimanete nel mio amore: produrrete molto frutto». I documenti sono disponibili in italiano al seguente link, e sono firmati dal pastore Luca Maria Negro, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, da Ambrogio Spreafico, presidente della Commissione episcopale per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso della Cei, e dal metropolita Gennadios, arcivescovo ortodosso d’Italia per il Patriarcato ecumenico, scomparso il 16 ottobre all’età di 83 anni.

La Spuc cade quest’anno nei giorni in cui si ricordano i cinque secoli dalla scomunica di Martin Lutero, il 3 gennaio 1521, e assume dunque un significato ancora più particolare, alla luce proprio dei passi compiuti verso la riconciliazione nell’ambito del cristianesimo, con un’accelerazione in tal senso soprattutto a partire dagli anni successivi al Concilio vaticano II. Del 1999 è l’importante Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione, della quale a inizio mese è stata pubblicata una nuova versione riveduta in lingua italiana.

La trasmissione Protestantesimo del 10 gennaio è stata in larga parte dedicata proprio al lungo cammino che dalla divisione sta conducendo alla riconciliazione. Nell’occasione il pastore Lothar Vogel, docente di Storia del Cristianesimo alla Facoltà valdese di Teologia di Roma, ha ricordato «il complesso processo, lungo tre anni, che dalla pubblicazione delle 95 tesi porta alla scomunica di Lutero da parte di papa Leone X. A differenza di altri scontri dottrinali dell’epoca, questo caso riscuote forte attenzione nella nascente opinione pubblica, soprattutto per i risvolti politici connessi, con il coinvolgimento nella diatriba dei principi elettori tedeschi e dell’imperatore Carlo V, ognuno impegnato a mantenere delicati equilibri di potere. Seguono negli anni ‘40 del 1500 colloqui sui principali temi di rottura in cui rappresentanti delle due parti trattano e producono pure una dichiarazione sulla giustificazione ma poi falliscono l’intesa sui temi ecclesiologici.

Nella seconda metà del sedicesimo secolo si formano quindi in maniera più chiara le tre confessioni, cattolicesimo tridentino, la confessione luterana e la confessione riformata, tripartizione che poi influenzerà così profondamente la storia e la cultura europea. È un luogo comune affermare che sia Lutero a spaccare la fantomatica unità del cristianesimo occidentale: non è così, basti pensare a esempio alla riforma boema, che è precedente. C’erano insomma altre fratture in corso e quella di Lutero riesce meglio di far altro a far breccia, per motivi, appunto, anche di equilibri politici».

Fra il 2016 e il 2017 in varie occasioni le diverse famiglie cristiane non hanno perso occasione di ribadire la via dell’unità. Fra tutte si segnala la Dichiarazione congiunta di Lund siglata da papa Francesco e dall’allora presidente della Federazione luterana mondiale Munib Yunan. Un testo che, come si legge anche nella premessa, «è il risultato di una lunga storia, di cinquant’anni di “costante e fruttuoso dialogo ecumenico” – racconta il decano della Chiesa luterana in Italia, pastore Heiner Bludau –. Nel 2014, come sintesi del dialogo fin qui svolto e in preparazione a una comune commemorazione della Riforma nel 2017, era stato emanato il documento Dal conflitto alla comunione. Nel quadro di questo sviluppo, la Dichiarazione congiunta rappresenta un obiettivo raggiunto. Mi sembra molto significativa una frase nella Dichiarazione: “Mentre il passato non può essere cambiato, la memoria e il modo di fare memoria possono essere trasformati”. La Dichiarazione cita “il ministero della riconciliazione” come punto di riferimento per tali discussioni. E, secondo me, prendere la riconciliazione come punto di riferimento per tali discussioni è giusto e importante, perché abbiamo il mandato biblico di lottare per l’unità dei cristiani. Oggi, quindi, si ragiona di prospettiva di riconciliazione e non più, come è stato per secoli, di demarcazione reciproca. Questo apre anche a una nuova percezione del passato».

La scomunica di Martin Lutero non è certo l’ultimo evento della Riforma che luterani e cattolici vogliono ricordare insieme. È prevista nel giugno prossimo un’importante commemorazione nell’anniversario, 25 giugno 1530, della Confessione augustana all’Imperatore nell’ambito della Dieta Imperiale, contenente i principi della nascente chiesa luterana.

«Rimane oggi il limite della non-comunione alla Cena del signore – conclude Vogel –, che in questa fase appare insuperabile. In Germania, quando ero giovane pastore, c’erano già celebrazioni condivise, oggi forse si sono fatti passi indietro, ma non vorrei dare troppo rilievo a queste cose; la fraternità deve crescere e le persone devono sentirsi a loro agio nel vivere la fede. Non serve un ecumenismo dei vertici se poi i membri delle nostre chiese non condividono questi valori e questa fraternità, e serve perciò un importante lavoro a livello delle chiese locali».