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Tempo del Creato: tempo di denuncia

Ieri con un culto  ecumenico si è chiusa dell’iniziativa dedicata al Tempo del Creato, il periodo liturgico che ogni anno dal 1° settembre al 4 ottobre impegna i cristiani di tutto il mondo e di ogni tradizione a pregare e agire per la salvaguardia dell’ambiente. Il tema scelto quest’anno era: La Cura della nostra casa comune.

La moderatora del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) Agnes Abuom, ha portato la sua riflessione sulla giustizia economica e sulla cura della terra: «La recente pandemia ha smascherato e aggravato le disuguaglianze e le ingiustizie», ha detto Abuom. «Il Tempo del Creato ci ha aiuti a meglio comprendere cinque concetti chiave: il riposo, il restauro, il rifornimento, la riconciliazione e la restituzione». Prendersi cura del Creato, ha proseguito Abuom «Vuole dire pretendere che l’economia globale inverta la sua rotta. Una rotta, l’attuale, molto pericolosa. Vuol dire, anche, chiedere che si torni a una produzione legata al consumo, dunque, alle reali necessità. Che si ponga fine all’avidità». 

L’economia globale, ha proseguito Abuom «dovrebbe fornire spazi di partecipazione alle comunità; di partecipazione individuale in vari settori della società. Sorelle e fratelli – ha concluso Abuom -, questo è il momento di confrontarci e interrogarci sul paradigma economico. Un paradigma incentrato sullo sfruttamento, sulla sofferenza umana. Oggi è più che mai necessario far sentire le nostre voci, come singoli cittadini e come comunità di chiese. Troppe comunità invece sono state escluse dai tavoli dei confronti, dai processi decisionali. Tavoli nei quali dovremmo tornare a far sentire la nostra voce, a esprimere la nostra denuncia contro chi continua a rubare, uccidere e distruggere. L’attuale sistema economico non ha cura per nessuna forma di vita. L’unico interesse economico di oggi è la massimizzazione del profitto», ha concluso Abuom. 

 

Photo: Albin Hillert/WCC, 2018