istock-904697660-2

Regno Unito. «Non chiudere nuovamente le chiese»

Oltre 200 pastori, di differenti denominazioni (Chiesa d’Inghilterra Chiesa presbiteriana, Chiese libere, chiese battiste, chiese riformate, chiese indipendenti) e sparsi su tutto il Regno Unito, hanno inviato una lettera aperta al Primo Ministro inglese Boris Johnson, e ai Primi Ministri di Scozia, Galles e Irlanda del Nord nella quale chiedono di «non chiudere nuovamente le chiese». Proprio ieri il premier britannico riferendo alla Camera dei Comuni la situazione del Covid 19 nuovamente in ascesa nel Regno Unito, ha annunciato l’introduzione di nuove misure restrittive.

Nella lettera, i pastori affermano che mantenere aperte le chiese è essenziale per il benessere della nazione, e che le politiche per limitare la diffusione del Covid-19 hanno avuto un impatto negativo sulle persone vulnerabili e hanno limitato le libertà individuali.

I leader ecclesiastici sostengono che con le rigide misure igieniche e distanziamento sociale in atto, il culto pubblico «presenta un rischio di trasmissione enormemente inferiore» rispetto a pub, ristoranti, palestre, uffici e scuole.

«Il compito che come ministri e leader cristiani abbiamo ricevuto da Dio è di indirizzare le persone a Gesù Cristo, che disse di essere venuto per portare “la vita in abbonadnaza”», scrivono. «Quindi siamo turbati da politiche che danno la priorità alla nuda esistenza a scapito di quelle cose che danno qualità, significato e scopo alla vita. Restrizioni sempre più severe stanno avendo un potente effetto disumanizzante sulla vita delle persone, provocando una crescente ondata di solitudine, ansia e salute mentale danneggiata. Questo colpisce particolarmente le persone svantaggiate e vulnerabili nella nostra società, e erode anche le preziose libertà di tutti».

I firmatari proseguono dicendo di non poter sostenere politiche che, pur mirando a eliminare o sopprimere il virus, «causano più danni alle persone, alle famiglie e alla società – fisicamente e spiritualmente – del virus stesso».

«Il culto pubblico della chiesa cristiana è particolarmente essenziale per il benessere della nostra nazione. Poiché viviamo all’ombra di un virus che non siamo in grado di controllare, le persone hanno urgente bisogno di ascoltare e sperimentare la buona notizia e la speranza di Gesù Cristo, che tiene la nostra vita nelle sue mani.

Le relazioni di sostegno che le chiese alimentano tra le persone sono vitali e semplicemente non si può di nuovo fare a meno di esse senza provocare danni significativi. Sappiamo che ritrovarsi regolarmente per adorare Dio è essenziale per vivere appieno la vita umana».

Gli oltre 200 pastori affermano che «non si deve chiedere di sospendere nuovamente il culto cristiano. Per noi fare ciò causerebbe gravi danni alle nostre congregazioni, al nostro servizio per la nazione e al nostro dovere di ministri cristiani».

In conclusione, «chiediamo quindi a Westminster e ai governi delegati di trovare modi per proteggere coloro che sono veramente vulnerabili al Covid-19 senza restrizioni inutili e autoritarie da imporre alle famiglie, ai rapporti personali essenziali e al culto della Chiesa cristiana».