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Brucia Moria, brucia l’Europa

Brucia il campo profughi di Moria, il più grande d’Europa, pensato per 3 mila persone ma stipato di 15 mila donne, uomini e tanti bambini in condizioni disumane. 

E’ accaduto quanto da anni denunciano le associazioni umanitarie che operano sul posto, sempre meno e con sempre maggiore difficoltà. Anche perché il campo è in pratica blindato da mesi, dal primo di marzo, per evitare ufficialmente la possibile propagazione del virus Covid 19, ma in realtà per far sì che le persone non possano uscire tout court. Il 2 settembre intanto era stato registrato il primo caso di Coronavirus nel campo, che infatti era stato posto in quarantena, perpetuando in pratica la prigionia a cielo aperto. I casi accertati a ieri 8 settembre erano diventanti 35. Ora le fiamme, le cui cause sono ancora da accertare, con tende, container, i pochi averi, in larghissima parte distrutti. Le immagini sono impressionanti, moltissime persone sono in fuga, la polizia ha tentato di bloccarle sparando incredibilmente gas lacrimogeni.

 

Il Primo Ministro greco Kyriakos Mitsotakis presiederà una riunione interministeriale straordinaria, alle 10:30, con la partecipazione del Ministro della Protezione Civile Michalis Chrysochoidis, del Ministro della Salute Vassilis Kikilias, del Ministro per le Politiche Migratorie e dell’Asilo Notis Mitarachi, il Comandante del Servizi segreti greci (EYP) Panagiotis Kontoleontas.

Verranno esaminati la situazione nell’hotspot di Moria e le misure immediate da attuare per far fronte alla situazione.

Nel frattempo, il segretario generale dell’accoglienza dei richiedenti asilo del ministero delle politiche migratorie, Manos Logothetis, è giunto a Lesbo.

«Il disastro di Moria è totale», ha dichiarato all’Agenzia di stampa Atene-Macedonia (ANA) e ha aggiunto: «Per ordine del Ministro delle politiche migratorie e dell’asilo, vado sull’isola per valutare la situazione. Dobbiamo vedere in collaborazione con tutte le istituzioni quali soluzioni possiamo fornire per l’ospitalità temporanea e di lunga durata dei residenti. È una priorità assoluta per tutti».

La responsabilità politica di tutto questo disastro è delle istituzioni europee. Proprio ieri associazioni umanitarie avevano collocato davanti al parlamento tedesco a Berlino 13 mila sedie vuote, a simboleggiare l’enorme platea di corpi ammassati nell’inferno di Moria. Un triste presagio di quanto avvenuto poche ore dopo. Una situazione non più sostenibile, né giustificabile.