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Tu sei il mio unico rifugio, o Dio!

O Signore, tu sei il mio rifugio
Salmo 91, 9

Avendo dunque una tale speranza, ci comportimao con molta franchezza
II Corinzi 3, 12

In questi tempi d’incertezza crescente e potenzialmente sconfinata facciamo sempre più fatica a trovare un riparo alla nostra vita. Non soltanto alla nuda e cruda sopravvivenza quotidiana – che, almeno per chi, occidentale, viva in Occidente, non è in genere sotto assillante minaccia da un giorno al successivo – ma un riparo anche a qualche brandello di un “mondo”, per quanto angusto e caduco, nel quale la vita di ciascuno e ciascuna di noi è venuta alla luce e da cui riceve un qualche senso che l’accompagna e la rassicura fino al suo spegnersi. Tutto sembra, via via più rapidamente, sgretolarsi – fuori e dentro di noi. Dove trovare rifugio, in questo vortice?

«Tu sei il mio rifugio», dice l’orante del Salmo 91 al «Signore», a Dio. Non dice “un” rifugio, e neppure “l’ultimo” rifugio, bensì «il mio rifugio». Non ve n’è altri accanto a esso o al di fuori di esso. Per chi nel Salmo si rivolge a Dio, egli è “l’unico” rifugio: è questo il vero senso della frase. È una confessione di fede. Esattamente questo significa dire “Credo in…”: Tu sei il mio unico rifugio! Senza partire da quel «tu» al quale totalmente ci si affida, chi dice di credere non esce affatto dalla rovina di ogni certezza e s’illude di trarsi fuori dall’abisso – come il Barone di Münchhausen dalle acque della palude, tirandosi su per il codino dei propri capelli!

Quel «tu», invece, è tutto – particolarmente nella preghiera. È il «tu» che salva. È il «tu» che è «rifugio» e «fortezza», come dice l’orante all’inizio del Salmo. È ciò che non vacilla quando tutto, persino l’“io”, vacilla. Ed è colui che risponde: «Poich’egli ha posto in me il suo affetto, io lo salverò; lo proteggerò, perché conosce il mio nome». Conoscere il nome di Dio significa che Dio ci si è rivelato, conoscerlo nella sua irriducibile diversità da noi. Ma al contempo significa essere suoi, poter confidare pienamente in lui prima ancora che nel mondo, prima ancora che in noi stessi.