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In Francia la solidarietà non può essere reato

All’età di 76 anni, Martine Landry, francese, attivista per Amnesty International e per l’Associazione nazionale per l’assistenza alle frontiere per gli stranieri (Anafé), doveva tornare in tribunale mercoledì 8 luglio. Stava per essere nuovamente processata per il presunto aiuto fornito a due migranti guineani per entrare in Francia, un reato punibile con cinque anni di carcere e una multa di 30.000 euro ai sensi dell’articolo L622-1 del Codice di ingresso e soggiorno di stranieri e del diritto di asilo.

Ma questo martedì 7 luglio la notizia inattesa. L’ufficio del procuratore di Aix-en-Provence ha annunciato la mattina alle parti il proprio ritiro di ogni accusa alla donna. 

I fatti risalgono al 28 luglio 2017. Quel giorno, Martine Landry è al posto di confine di Mentone. È sospettata di aver «facilitato l’ingresso» nel territorio francese di due adolescenti guineani di quindici anni. Ha accompagnato i due giovani dalla frontiera italiana a quella francese da cui erano già stati respinti. Poche centinaia di metri fra i due confini, ma sufficienti per la costruzione di un castello di accuse incardinate sul concetto di favoreggiamento dell’immigrazione.

L’8 gennaio 2018, la prima udienza davanti al Tribunale penale di Nizza (Alpi Marittime). A luglio dello stesso anno la decisione de tribunale di non procedere con il processo perché manca la prova del passaggio di confine. Che effettivamente non c’è perché Landry ha lasciato i due ragazzi alla frontiera.

Ma la gioia di Martine Landry e delle varie associazioni che hanno seguito dall’inizio il caso ha vita breve. Con sorpresa di tutti, il procuratore generale di Aix-en-Provence annuncia l’intenzione di presentare ricorso. E questo, sebbene l’ufficio del procuratore di Nizza abbia richiesto il rilascio durante il processo. Due anni dopo, la pensionata avrebbe dovuto quindi iniziare il processo nella giornata di ieri. 

Il ritiro della procura in questo caso «emblematico» è vissuto come una «bellissima vittoria» da parte degli attivisti. «Ovviamente, questo sviluppo è soprattutto un sollievo per Martine, che per due anni ha vissuto con una spada di Damocle sulla testa», reagisce a Le Figaro Lola Schulmann, responsabile della difesa dei migranti ad Amnesty International France. «Ciò è anche un messaggio di forte speranza per gli altri attivisti perseguiti», aggiunge Laure Palun, direttore di Anafé.

Le associazioni sfruttano anche questa notizia per ricordare la lotta contro il cosiddetto «delitto di solidarietà». Un’espressione che non ha esistenza legale ma che viene utilizzata per qualificare il procedimento contro le persone che forniscono sostegno agli stranieri in una situazione irregolare sul suolo francese. Con l’assoluzione alcuni mesi fa anche di Cédric Herrou, uno dei simboli di questi anni di accoglienza nelle valli fra Francia e Italia, stanno lentamente sbriciolandosi i teoremi di favoreggiamento dell’immigrazione, a favore invece di una lettura solidale degli episodi di volta in volta contestati. Accoglienza umanitaria, non oltraggio delle leggi.

Ecco una sommaria raccolta delle principali tappe che hanno portato Landry a perdere tempo in tre anni di processi:

17 luglio 2017 – Quattro minori stranieri non accompagnati arrivati dall’Italia (tra cui i due all’origine del processo contro Martine) vengono ospitati da Cedric Herrou che inoltra una richiesta di assistenza ai servizi sociali deputati, regolarmente ricevuta.

24 – 28 luglio 2017 – Il domicilio di Cedric a Breil-sur-Roya viene perquisito. I migranti che si trovano lì vengono rispediti in Italia via Mentone, gli adulti in autobus e i minori nelle camionette della polizia. Martine è testimone alla stazione di Mentone del respingimento di tre minori sul treno in direzione Ventimiglia.

31 luglio 2017 – Martine si reca alla polizia di frontiera a Mentone a seguito dell’arresto di undici migranti. Lo stesso giorno viene convocata per un’audizione presso la polizia di Mentone fissata per il 2 agosto.

2 agosto 2017 – Viene sentita dalla polizia giudiziaria di Mentone.

3 agosto 2017 -Riceve una convocazione per l’udienza al tribunale di Nizza che avrà luogo l’8 gennaio 2018, per essere giudicata sui seguenti fatti: «Di avere il 28/07/2017 a Mentone (Alpi Marittime) facilitato con aiuti diretti l’ingresso di due minori stranieri in situazione irregolare: nella fattispecie di avere preso in carico i minori dal posto di frontiera sul versante italiano a quello sul versante francese».

8 gennaio 2018 – Martine deve essere giudicata dal tribunale di Nizza. Una delegazione di Amnesty International Francia è al suo fianco per sostenerla e testimoniare al processo. Il tribunale sospende l’udienza per studiare il dossier, in particolare in merito alla richiesta di protezione inoltrata ai servizi sociali. Dopo l’annuncio del rinvio del processo Martine commenta i 22.000 messaggi di solidarietà ricevuti da attivisti e attiviste di tutta Europa: «Mi tocca il cuore vedere tutte queste persone che si mobilitano per difendere i diritti di tutti».

14 febbraio 2018 – La storia si ripete. Il tribunale di Nizza decide di rinviare l’udienza all’11 aprile, per raccogliere nuovi elementi.

2 marzo 2018 – Martine pubblica un articolo sulla criminalizzazione della solidarietà sul sito Nouveau Magazine litteraire.

11 aprile 2018 – A causa dello sciopero di avvocati e magistrati il processo è nuovamente rinviato al 30 maggio.

30 maggio 2018 – Si tiene l’udienza. Viene chiesta l’assoluzione.

13 luglio 2018 – Il tribunale conferma l’assoluzione, per il sollievo di tutti i famigliari, amici e attivisti. Sollievo che dura solo un attimo.

27 luglio 2018 – La procura generale di Aix-en-Provence decide di fare appello fissando l’udienza l’8 luglio 2020.

7 luglio 2020 – La procura ritira l’accusa. Martine è definitivamente assolta.