get

Sinodo di crisi in tempo di crisi

«Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi»: con la citazione del versetto biblico tratto dal Vangelo di Giovanni (8,32) la vicepresidente del Consiglio della Chiesa evangelica riformata in Svizzera (Cers), Esther Gaillard, ha aperto il 15 giugno, nel “Kursaal” di Berna, i lavori del primo Sinodo della “nuova” chiesa nazionale. La neonata Cers – già Federazione delle chiese evangeliche in Svizzera (Fces) nei 100 anni precedenti – da due mesi si trova nella tormenta per via delle doppie dimissioni di un membro del Consiglio, la pastora Sabine Brändlin – che ha rimesso il suo incarico il 24 aprile -, e del presidente del Consiglio, il pastore Gottfried Locher – arrivate queste ultime senza appello il 27 maggio. Quel che si è svolto ieri a Berna, in rigorosa modalità “coronavirus” con il dovuto distanziamento sociale, è stato un «Sinodo di crisi» in tempo di crisi, come ha affermato il suo presidente, il neocastellano Pierre de Salis.

Tensione, rabbia e malumore
Nelle scorse settimane la scarsa trasparenza nella comunicazione da parte del Consiglio della Cers aveva suscitato, da parte delle chiese cantonali, reazioni di irritazione e malumore, oltre che una ridda di sospetti e congetture.
All’origine della crisi la denuncia, da parte di una ex-dipendente, indirizzata diversi mesi fa al Consiglio della Cers, di presunte molestie da parte di Gottfried Locher – il quale all’epoca dei fatti era presidente della Fces. La denuncia è aggravata dal presunto abuso di potere in situazione lavorativa. Se le dimissioni del presidente del 27 maggio scorso – di fronte alle poche informazioni disponibili – erano «annunciate», fino a ieri non erano chiare le motivazioni delle dimissioni di Sabine Brändlin.

Relazione tra i dimissionari
Alle 14.40 di ieri, finalmente, è emersa l’imbarazzante verità. A rivelare al Sinodo i contorni della vicenda è stato il giurista Ulrich Knoepfel, membro del Consiglio della Cers: fino a ottobre del 2019 Brändlin e Locher erano legati da una relazione sentimentale. Quando, qualche mese fa, è giunto in Consiglio la denuncia della ex-dipendente contro Locher per fatti risalenti al 2012 e 2013, Brändlin – che nel Consiglio insieme a Esther Gaillard era deputata a seguire le questioni relative al “superamento dei limiti e abuso sessuale” – si è trovata nella posizione di dover indagare sul suo ex-amante. Una situazione insostenibile e un conflitto di ordine morale, prima ancora che di interessi.
Dopo essere venuto a conoscenza del legame affettivo tra i due lo scorso 17 aprile, il Consiglio ha invitato Brändlin e Locher a dimettersi. La posizione del presidente e della delegata alla lotta contro le molestie e gli abusi è apparsa particolarmente compromessa dal fatto che la loro relazione durava già da prima delle ultime elezioni del Consiglio, avvenute nel 2018. Se il loro legame fosse stato reso pubblico – questa l’ipotesi circolata ieri tra i sinodali riuniti a Berna -, è probabile che i due non sarebbero stati riconfermati.

Aperta un’indagine
Da ieri quel che si sa, è dunque che la crisi della Cers è stata generata da due fattispecie diverse, tra loro interconnesse. Ad avviare un’inchiesta esterna sulle presunte molestie sessuali di Locher nei confronti di una ex-dipendente – le cui generalità non sono state rese note per questioni di privacy -, ma anche sul comportamento del Consiglio, è stato incaricato un ufficio legale di Zurigo. Come ha spiegato a Voce Evangelica la consigliera Cers Ruth Pfister, la questione non è stata deferita all’autorità giudiziaria ordinaria perché non sussistono gli estremi per una fattispecie penalmente rilevante. Il Sinodo – il massimo organo decisionale della Cers-, ha approvato l’istituzione di una commissione d’inchiesta non permanente e ha deciso di convocare una riunione straordinaria – che si terrà presumibilmente a settembre – allo scopo di fare ulteriore luce sulle questioni che hanno indubbiamente causato un forte danno di immagine alla Cers.

Rinascita dopo la nascita
La pastora Miriam Neubert, delegata per i Grigioni, al termine del Sinodo ha espresso a Voce Evangelica la propria amarezza: «Avrei preferito che fosse dato più peso al tema delle molestie sessuali e al superamento dei limiti, e soprattutto alle strategie di protezione da mettere in atto. Invece i lavori si sono concentrati su questioni di ordine procedurale e giuridico, dimenticando gli aspetti teologici e pastorali. Spero che come chiese saremo presto in grado di avviare una riflessione in questo senso, rendendo giustizia alla nostra vocazione».

Per motivi contingenti diversi ordini del giorno non sono stati discussi. Tra le questioni trattate dal Sinodo Cers, ieri c’è stata anche l’importante fusione dei due enti protestanti svizzeri di aiuto “Pane per tutti” e Heks. Al termine dei lavori il presidente del Sinodo Pierre de Salis, che si è trovato a gestire un’assemblea tra le più complicate della sua vita, ha commentato: «Questo doveva essere un giorno di festa, avremmo dovuto sancire la nascita della nuova chiesa nazionale. Purtroppo ci siamo trovati nella crisi più profonda che si ricordi. Da questo momento, per le nostre chiese, le cose non potranno che andare meglio».

 

Tratto da Voce Evangelica