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Basta silenzi è ora di gridare

Con la Campagna «United Methodists Stand Against Racism» la Chiesa metodista unita degli Stati Uniti offre ai propri membri di chiesa spunti di riflessione per contrastare il razzismo e nuove modalità d’incontro e di preghiera.

«Riconosciamolo, il razzismo è un peccato» si legge nella Campagna, che prosegue «ci impegniamo a sfidare tutti i sistemi ingiusti di potere». 

Aderire alla Campagna vuol dire lavorare collettivamente per l’uguaglianza, per la giustizia, muoversi attraverso azioni concrete per: «smantellare il razzismo, per insistere sulle libertà». Una Campagna che sarà presentata il 24 giugno e il 1° luglio. Una giornata nazionale di preghiera si era già svolta lo scorso 13 giugno incentrata «Sull’invocazione al cambiamento».

La Chiesa metodista unita ha pubblicato alcune dispense per accompagnare le preghiere. «Nessuna giustizia. Nessuna pace» è il titolo di un testo scritto in risposta all’assassinio di George Floyd e che pone ai membri di chiesa e alla società tutta alcune domande dirimenti, e proprio per sollecitare un’attenta riflessione.

«Se inginocchiarsi è un atto di riverenza per ciò che si ritiene sacro… lo faremo anche per ricordare ciò che è accaduto il 25 maggio a Minneapolis? E ancora «Com’è stato possibile che un uomo abbia deciso in coscienza di tenere il proprio ginocchio premuto sul collo di un altro uomo e, sentendo che questo lo supplicava e implorava di lasciarlo respirare invocando anche la madre, imperterrito abbia continuato a tenerlo premuto, sino alla sua fine?» 

Il pastore metodista di Ferguson (Missouri) Willis Johnson ha deciso di offrire alcuni consigli su come poter parlare e affrontare l’annosa questione del razzismo. Lo ha fatto cambiando rotta e sollecitando tutti a «non fare silenzio».

«Le nostre veglie di preghiera e i momenti di silenzio sono diventati alternative troppo facili, talvolta superficiali. Le nostre voci devo emergere proprio come Dio ci ha invitati a fare», ha chiosato Johnson. 

«La veglie di preghiera non bastano più. Dobbiamo gridare, far sentire le nostre voci, perché gli esseri umani prima si depredano, si violentano, si umiliano e poi vanno a pregare certi nel perdono. Non possiamo più sederci sulle nostre ceneri, pensando che il tempo di agire sia finito o peggio ancora che non vi sia più nulla da fare. Questo è il momento per gridare, per pretendere che vi sia pace e giustizia»

Nel testo della Campagna sono inoltre disponibili suggerimenti per parlare di razzismo anche ai bambini con alcune riflessioni proposte da Ryan Dunn, il pastore della Chiesa di Rethink. 

Dunn consiglia di far parlare i bambini. «I bambini esprimono importanti pensieri di equità», scrive Dunn. 

«Lasciate che siano loro a prendere l’iniziativa e a indicare iniziative da mettere in relazione al tema del razzismo. Noi possiamo aiutare loro certamente, ma loro possono aiutare noi adulti. Noi siamo chiamati però a incoraggiali a non ignorare le ingiustizie, le iniquità che li circondano».