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Anche la Francia alle prese con la regolarizzazione dei lavoratori stranieri

In nome della dignità umana. Numerosi collettivi, associazioni e un centinaio di parlamentari di dieci diversi partiti chiedono al Primo Ministro Edouard Philippe di regolarizzare i migranti privi di documenti presenti su suolo francese. «C’è una grande emergenza. Gli stranieri in una situazione irregolare soffrono terribilmente e la crisi mette in luce il loro isolamento e la loro estrema precarietà», avverte Christophe Deltombe, presidente di La Cimade.

L’associazione protestante difende la dignità e i diritti dei rifugiati e delle persone migranti da oltre 80 anni. «Gli stranieri in una situazione irregolare sul territorio francese spesso sopravvivono con piccole attività e lavori di base. La cessazione delle attività comporta la perdita di risorse. I loro lavori più precari o addirittura non dichiarati non beneficiano della disoccupazione parziale. Per non parlare del fatto che vivono in un’ansia aggiuntiva, quella di essere controllati dalla polizia che verifica i certificati di uscita dalle case di tutte le persone sulla pubblica strada».

Un funzionario dell’associazione protestante locale afferma di portare pacchi di cibo alle famiglie che vivono in posti occupati perché questi non osano più lasciare le loro case nel timore di venire identificati ed espulsi.

«Uno degli argomenti addotti più spesso è la paura di un arrivo in massa dall’estero in caso di regolarizzazione», continua Christophe Deltombe. «Ma  questo rischio non esiste, tantomeno ora con la chiusrua delle frontiere per l’emergenza sanitaria». Il presidente de La Cimade sottolinea anche il contributo di questi soggetti all’economia del paese, dimostrato da numerosi studi e relazioni parlamentari. «La crisi rivela l’aspetto fondamentale di questi lavori essenziali per la vita quotidiana: con i malati, gli anziani, nei compiti di pulizia, custodia, trattamento, nell’edilizia, nell’agricoltura, nella ristorazione … Molti di questi mestieri sono occupati da stranieri. Pertanto, l’argomento secondo cui “prendono il lavoro dei francesi” non funziona e non è mai stato pertinente».

Il funzionario cita anche l’esempio dell’Italia, il cui ministro dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, chiede la regolarizzazione di 600.000 persone per rendere possiibile la raccolta di frutta e verdura nei campi. «È per noi una questione di dignità  prima che un problema di lavoro».

La Cimade non è l’unico ente a richiedere questa regolarizzazione. Il Collectif InterSquats Exilé Lyon et Environs (Ciele) ha lanciato una petizione con personalità del mondo culturale (Ariane Ascaride, Pinar Selek …), accademico (Thomas Piketti, Julia Cagé, Barbara Stiegler …), politico (Damien Carême , Raphaël Pitti, …), associativo (Vanina Rochicchioli, presidente di GISTI …) e religioso (padre Christian Delorme, pastore Jacques Walter). Chiedono che una carta di residenza sia assegnata a ciascun individuo in modo che possa veder riconosciuto il diritto alla salute, all’istruzione, al lavoro e a un alloggiamento dignitoso.

Un centinaio di parlamentari hanno anche scritto al Primo Ministro per chiedere la regolarizzazione per consentire «di migliorare la gestione della crisi sanitaria, garantendo che le persone che si trovano in una situazione che non consente loro di accedere alle cure, anche coloro che si trovano al di fuori delle reti di mutuo soccorso, possono essere curati al più presto in caso di malattia».