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La Prima Giornata delle Coscienze

La decisione di indire una Giornata Internazionale delle coscienze risale al 25 luglio dello scorso anno, e dunque, ben prima che il Coronavirus desse una ragione in più a tutti noi per riflettere su come viviamo, su quante e quali siano le violenze che affliggono l’umanità; su cosa si potrebbe o dovrebbe fare per cambiare nella nostra vita, e in meglio i nostri rapporti. 

Comprendere a fondo ciò che oggi sta succedendo in Italia e le tragedie che da tempo affliggono tante zone del mondo è più che mai urgente, togliendo la lente della distanza ed il filtro della sufficienza.

Oggi il mondo non è più lo stesso perché tutto è più vicino e lo sono anche gli esseri umani, seppur sia richiesta una necessaria distanza preventiva. Il virus ci ricorda ogni giorno che siamo una cosa sola. 

I temi quali la «coscienza e la responsabilità» per le chiese protestanti sono sempre stati dirimenti. 

Martin Lutero, ricordava qualche tempo fa il direttore di RiformaAlberto Corsani, «di fronte alla Dieta di Worms, motivava il proprio rifiuto di ritrattare con la centralità della Parola di Dio (“io sono vinto dalla mia coscienza e prigioniero della Parola di Dio”) considerando “insufficiente la libertà di coscienza legata alla volontà o alla razionalità”, che vincolava alla Scrittura». Calvino, invece, definiva la coscienza «una cosa intermedia fra Dio e gli uomini», che «rimandava l’uomo, sempre, al tribunale di Dio».

Corsani, poi, citava esempio del teologo Karl Barth: «la “libertà di coscienza” non è, contrariamente all’opinione corrente nel XVIII e XIX secolo, la libertà di ciascuno di pensare e di credere quel che vuole, secondo le sue preferenze; ma è la possibilità che Dio accorda a quelli che ricevono la sua rivelazione di pensare ciò che è giusto, vero e saggio secondo il suo giudizio». 

Detta così, affermava Corsani, «la libertà di coscienza, nell’ottica protestante, pare un concetto di semplicità addirittura disarmante, un criterio a cui accondiscendere quasi con spontaneità».

Ma perché la realtà è molto meno lineare?

«Essenzialmente – rispondeva Corsani – perché il concetto attraversa la storia e viene vissuto in modi diversi in diversi contesti». 

La responsabilità, ad esempio, nell’opera e nella vita del teologo luterano tedesco Dietrich Bonhoeffer è sempre stata una prospettiva privilegiata per comprendere il senso di un pensiero e di un’esistenza, purtroppo interrotta con la violenza il 9 aprile 1945 nel campo di sterminio di Flössenburg.

«Dobbiamo raccogliere con serietà e impegno reale l’invito rivoltoci dall’Onu l’anno scorso – afferma oggi Flavio Lotti, tra i fondatori della Marcia Perugia Assisi, coordinatore nazionale delle Tavola della pace e oggi promotore italiano dell’iniziativa lanciata dalle Nazioni Unite –: per cercare di essere il nuovo e dare inizio ad un percorso diverso e positivo. Molti – prosegue –, dicono che le cose non saranno più come prima. Ma se non ci prendiamo il tempo di esaminare le nostre coscienze e di adeguare il nostro agire e i nostri rapporti umani, e dunque le nostre leggi, la nostra economia e la strutturazione delle nostre società, a quello che davvero conta per ciascuno di noi, niente potrà garantirci davvero che ciò che accadrà domani potrà essere migliore di ciò che è avvenuto sino a ieri e ciò che sta accadendo oggi». 

L’invito rivolto a tutti, dunque, è quello di aderire alla Giornata Internazionale delle Coscienze, trovando il modo di «risvegliare, di dare nuovo spazio alle nostre coscienze. Questo è il tempo più giusto per prendere coscienza della lunga serie di errori che sono stati commessi a tutti livelli e che ora stiamo pagando per aver messo per decenni il denaro, l’individualismo e la competizione – tra persone, comunità, imprese e Paesi – davanti a ogni altra cosa. Questo – prosegue Lotti – è il tempo in cui dobbiamo scegliere di agire secondo coscienza, cominciando a far tesoro delle lezioni impartite dalla vita, come ci insegna questa pandemia, che ci invita a riscoprire la nostra umanità, a cercare soluzioni ai problemi mai risolti, a vincere l’inerzia, a risolvere quegli interessi, non comuni, che hanno causato decenni di guasti e danni irreparabili, per non trovarci impreparati davanti alle prossime crisi ambientali, sociali, economiche, culturali».

Il comunicato stampa per promuovere l’evento di domenica invita tutti a creare delle iniziative, ovviamente online, da dedicare alla Prima Giornata internazionale delle coscienze, perché: questo è il tempo in cui dobbiamo dilatare le nostre coscienze sino a toccare i confini del pianeta, e con una nuova coscienza planetaria guarire la Madre Terra da lungo tempo ammalata, affrontare la catastrofe climatica che incombe, la crisi economica che crescerà, il pericolo atomico che continuiamo a ignorare, le guerre che non vogliamo fermare, le migrazioni che aumenteranno, le disuguaglianze che stanno esplodendo. Questo è il tempo in cui dobbiamo educare le coscienze per ricostruire la scala dei valori e delle priorità, per accrescere la nostra capacità di cura della vita, dell’essere umano e della natura, imparare a vivere assieme tra diversi e sviluppare il nostro senso di responsabilità verso i vicini, l’umanità e le generazioni che ci seguirano.

Questo è il tempo in cui dobbiamo ri-svegliare la coscienza di chi non ha ancora capito cosa sta succedendo e pensa solo a quanti soldi puo perdere, come approfittare della situazione o semplicemente salvarsi da solo (anche a scapito degli altri); di chi si lamenta e non prova a cambiare le cose; di chi non vede tuttora l’importanza della solidarietà non solo con i vicini ma anche con i lontani e non capisce che ormai siamo diventati tutti interdipendenti. Questo è il tempo in cui dobbiamo resistere alla manipolazione delle coscienze che viene portata avanti con il supporto di troppi mezzi di comunicazione e informazione, che anestetizza le coscienze, che ci impedisce di avere uno sguardo attento al reale, di capire realmente cosa sta accadendo, di ricercare assieme le soluzioni migliori, di capire sino in fondo che ci si salva insieme con l’impegno fattivo di tutti. Questo è il tempo in cui ciascuno si deve mettere una mano sulla coscienza e riconsiderare i comportamenti quotidiani e le responsabilità personali e collettive, le corse continue, lo stare con gli altri senza mai avere il tempo o il trattare spesso gli altri come avversari, competitori o nemici, l’illusione di poter continuare a fare crescere i consumi, gli sprecchi, lo sfruttamento delle disuguaglianze e le violenze di genere. Questo è il tempo in cui dobbiamo ridare spazio alla nostra coscienza che forse abbiamo confinato in qualche ripostiglio del nostro io e liberare la sua potenza creativa e la sua capacità di farci compiere gesti sociali d’amore.

E conclude citando la Dichiarazione universale dei diritti umani: «Tutti gli esseri umani […] sono dotati di ragione e coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza», e ribadendo che «la coscienza ci può aiutare a capire cosa è giusto e cosa è sbagliato, cosa è essenziale e cosa è superfluo. Ci può aiutare ad agire con cura e amore. Non sappiamo dove stia di casa, ma sappiamo che gioca un ruolo importantissimo in tutte le cose che facciamo. Ascoltiamola! Ciascuno interroghi la propria coscienza e decida perlomeno una cosa che cambieràd’ora in poi per aggiungere del meglio nella sua vita e nella società». 

Domenica i promotori diffonderanno sul web le riflessioni preparate da tanti testimonial che hanno deciso di aderire all’iniziativa.