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Buddhisti italiani: 3 milioni all’emergenza corona virus

«In questo momento non semplice restituiamo agli italiani la fiducia che ci hanno dimostrato destinandoci l’8 per mille per supportare le organizzazioni del Terzo Settore da sempre vicine ai cittadini in difficoltà, per contribuire alla situazione attuale e soprattutto per sostenerla dopo l’emergenza».

Questo, in sintesi, è il senso del comunicato stampa lanciato ieri dall’Unione buddhista italiana (Ubi) che ha deciso di destinare 3 milioni di euro per l’emergenza Corona virus: 1,5 milioni alla protezione civile e 1,5 al terzo settore. 

In questo momento, difficile per tutti e gravato dalle difficoltà legate al contagio del virus, l’Ubi ha dunque lodevolmente deciso di restituire «alla popolazione italiana la fiducia dimostrata». Un sostegno immediato a coloro che sono impegnati a contrastare la diffusione del Covid19 e per fronteggiare l’attuale emergenza.

Un fondo speciale è poi stato destinato alle organizzazioni del Terzo Settore che già svolgono, e che svolgeranno soprattutto nella fase post emergenziale, «un’opera fondamentale di sostegno e vicinanza ai soggetti più fragili».

L’Unione Buddhista Italiana, si legge ancora, «monitorerà le urgenze e le richieste in contatto e in coordinamento con le varie organizzazioni che operano sul territorio nazionale, al fine di destinare i fondi in modo efficace. Considerato che le conseguenze dirette e indirette dell’epidemia si estenderanno anche nei prossimi mesi, l’Ubi si adopererà per sostenere le organizzazioni del Terzo Settore che rappresentano un presidio di socialità, a fianco di chi soffre, e a sostegno di chi opera per affrontare questa delicata situazione. Siamo fiduciosi – conclude il comunicato – che questo periodo di prova che stiamo vivendo, rafforzerà appieno lo spirito di apertura di tutti noi. Come buddhisti, sentiamo forte l’invito a tradurre in azioni la compassione verso l’altro: è questa l’autentica via del prendersi cura».

L’Unione Buddhista Italiana (Ubi) è stata fondata a Milano il 17 aprile del 1985 da centri buddhisti di tutte le tradizioni presenti in Italia che sentivano la necessità di unirsi e cooperare per rispondere alle richieste sempre più numerose degli italiani interessati al buddhismo. 

Sin dalle origini l’Ubi non ha inteso rappresentare nessuna scuola in particolare prefissandosi l’obiettivo di «sostenere l’insieme del movimento buddhista italiano, nel rispetto di tutte le tradizioni della Dottrina in tutte le sue articolazioni».

In virtù dell’articolo 8 della Costituzione, per stabilire relazioni ufficiali con lo Stato italiano e per tutelare i diritti dei praticanti, siano essi cittadini italiani che buddhisti provenienti dai paesi asiatici e residenti nel nostro paese, l’Ubi, al pari di altre comunità di fede diverse dalla cattolica, ha firmato l’Intesa con lo Stato italiano dopo un lungo periodo di trattative, avvenuta nel dicembre del 2012.

Fanno attualmente parte dell’Ubi 54 centri appartenenti alle tradizioni Theravada (monastica e laica), Mahayana (Ch’an, Zen e Soen coreano), alla scuola di Nichiren, e alla Mahayana-Vajrayana nelle varianti Gelugpa, Kagyupa, Nigmapa e Sakyapa. Ha sede legale a Roma ed è associata all’Unione Buddhista Europea. Si stima che, ad oggi, i praticanti buddhisti italiani siano all’incirca 80.000, a cui si possono aggiungere altre 40.000 persone di provenienza extracomunitaria.