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Una catastrofe politica

Le notizie che giungono dal confine greco-turco e dalle isole dell’Egeo sono drammatiche.

I folli annunci da parte del presidente turco Recep Erdogan di apertura delle frontiere verso l’Europa ha portato decine di migliaia di persone, in fuga disperata dal dramma siriano e medio orientale in generale, ad accalcarsi sui luoghi di confine. Via terra sono stati accolti da gas lacrimogeni e proiettili da parte della polizia greca noncurante di colpire donne e bambini stremati (di stamane le notizie di una vittima nella regione di Evros) mentre ieri sull’isola di Lesbo un gruppo composto da locali e da esponenti delle destre ha impedito lo sbarco a un gommone partito dalle coste turche, e vi sono state gravissime aggressioni agli attivisti e ai giornalisti che stanno cercando di documentare la catastrofe in corso.

Addirittura un motoscafo ha attaccato uno di questi gommoni, staccandone il motore. 

Stamane è giunta la notizia della morte di un bambino dopo che un gommone con 47 persone a bordo si è ribaltato al largo di Lesbo, a quanto pare a causa delle onde provocate da una nave di pattuglia dell’esercito greco. 

Ciò dimostra ancora di più quanto sia urgente trovare una soluzione europea a quanto sta accadendo. Ma Bruxelles pare incapace di rispondere in qualsivoglia maniera, un silenzio di cui dovrà rispondere davanti alla storia.

Intanto si è concluso il viaggio di tre giorni di rappresentanti della Chiesa evangelica in Germania (Ekd), di sindaci di comuni tedeschi disponibili all’accoglienza e della organizzazione Seebrucke. Dopo la visita ad Atene i delegati si sono recati sull’isola di Lesbo e di persona hanno potuto constatare la tragedia in corso. Al termine è stata resa pubblica la seguente dichiarazione:

«Questa miseria deve finire: decine di migliaia di persone sono tenute in condizioni di grave bisogno sulle isole greche, sul suolo europeo. La disponibilità ad aiutare è grande. Ci sono molte città, comuni e province, parrocchie e gruppi della società civile in Germania che vogliono aiutare qui, ma non gli è permesso. Non esiste un meccanismo europeo per la distribuzione dei rifugiati in arrivo nell’UE.

I nostri comuni, le nostre città, le nostre province devono rimanere rifugio per tutte le persone che hanno diritto all’aiuto e alla protezione».

Tali propositi sono stati riassunti nella cosiddetta “Dichiarazione di Lesbo”:

«Per mesi, oltre 40.000 persone hanno dovuto sopportare condizioni di vita impensabili sullle isole dell’Egeo. Molte famiglie, bambini e adolescenti sono anche ospitati in hotspot completamente sovraffollati.

Siamo testimoni di condizioni intollerabili: le persone devono dormire in preda a un freddo pungente. Non c’è igiene. Mancano cure mediche, cibo e le basi per la sopravvivenza. Gli hotspot sono stati istituiti in relazione all’accordo Ue-Turchia, che è stato negoziato solo nel 2016. Questa catastrofe umanitaria è quindi politica. Tutto deve essere fatto per porre fine alle condizioni disumane in questi campi immediatamente. In particolare, il riallineamento urgentemente necessario del sistema europeo di asilo non deve in alcun caso basarsi sull’accordo UE-Turchia.

Non accetteremo questa politica e continueremo a sostenere l’umanità. I nostri comuni, le nostre città, le nostre province e parrocchie devono rimanere rifugio per tutte le persone che hanno diritto all’aiuto e alla protezione.

Insieme a molte persone responsabili di comuni, chiese e società civile, chiediamo pertanto:

I. Riunire le famiglie

Chiediamo che le famiglie in cerca di protezione in Grecia vengano riunite rapidamente con i loro parenti in Germania. La loro ammissione non è un atto di grazia, ma l’adempimento del diritto legale al ricongiungimento familiare nel quadro del regolamento di Dublino. Le autorità tedesche ne sono responsabili. Inoltre, devono essere rispettati altri diritti, come un alloggio adeguato e una procedura di asilo equa.

II. Evacuare tutti i minori non accompagnati

Chiediamo l’immediata ammissione di tutti i minori rifugiati non accompagnati da parte dei paesi dell’UE desiderosi. La Germania dovrebbe aprire la strada in questo senso. Il regolamento di Dublino offre tutte le possibilità per realizzare l’ammissione umanitaria.

III. Abilitare l’ammissione nelle comunità

Chiediamo che a paesi, città, comuni e province sia consentito l’ammissione aggiuntiva di rifugiati. Gli stati federali dovrebbero essere in grado di avviare i programmi di ammissione statale sotto la propria responsabilità senza essere bloccati dal governo centrale. Tali programmi di ammissione per minori non accompagnati dalla Grecia sono attualmente in discussione a Berlino, Brema, Turingia e Amburgo. Le città possono effettivamente diventare “paradisi sicuri”!

IV. L’accordo UE-Turchia non deve costituire un modello per il sistema europeo di asilo

Chiediamo un nuovo inizio nella politica europea in materia di asilo, tenendo conto degli interessi degli Stati membri e di coloro che cercano ugualmente protezione. Sono necessari modi sicuri e legali per i richiedenti asilo e per i migranti. I piani di riforma con punti di crisi alle frontiere esterne europee attualmente in discussione in seno alla Commissione europea e agli Stati membri sono del tutto inadatti per questo. Il fatto di incarcerare le persone esclusivamente per la loro domanda di asilo viola la legge europea applicabile. È ovvio che i campi esistenti non alleviano gli stati di frontiera esterna. Al contrario, vengono creati spazi di illegalità e miseria.