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Corea del Sud, evitare i grandi assembramenti

Chiudere o restare aperte? Il dilemma per molte chiese di fronte all’emergenza coronavirus è questo, a ogni latitudine: da un lato la necessità di rispettare le disposizioni sanitarie, dall’altro il non venir meno alla propria vocazione e al loro essere luogo di accoglienza e incontro, tanto più cruciale in un momento come questo. Un dilemma che può rivelarsi rischioso soprattutto in situazioni di grandi assembramenti di persone, come nel caso di diverse grandi chiese evangeliche della Corea del Sud, paese con il livello di contagi al momento più alto dopo la Cina (2022 contagi e 13 morti, secondo gli ultimi dati). 

Qui le autorità sanitarie hanno imposto di aumentare le distanze ed evitare gli “assembramenti di massa”, anche e in particolare quelli tipici di certe funzioni religiose.

La più grande delle chiese protestanti della Corea del Sud, la Yeouido Full Gospel Church di Seul, con i suoi 560.000 fedeli, che nella settimana ha sospeso i propri incontri, ieri ha comunicato che le funzioni previste per domenica si terranno, ma su scala ridotta, con 5 sessioni invece di 7. La chiesa si è impegnata anche nel sostegno economico della città di Taegu (mettendo a disposizione l’equivalente di circa 800.000 dollari), la quarta più grande del paese, che si trova a dover affrontare la maggior parte dei nuovi contagi, circa la metà collegati proprio ai fedeli di una chiesa cristiana.

Altre “mega-church” della capitale non hanno ancora comunicato che cosa faranno, come la Kwanglim Methodist Church e la Sarang Community Church, con i loro 80.000 e 90.000 membri, altre ancora si sono mosse rapidamente per ridimensionare o cessare del tutto gli incontri previsti, per prevenire l’allargarsi del contagio, anche perché in alcuni casi sono risultati contagiati membri stessi delle chiese, come nel caso della Myungsung Church di Seul, una delle più grandi chiese presbiteriane (80.000 membri), che ha chiuso le sue strutture e sospeso tutte le attività, culti compresi, dopo la conferma che erano risultati positivi un membro e un pastore. Quest’ultimo aveva celebrato il culto domenica 16 febbraio, con circa 2000 partecipanti, di cui 215 sono entrati in contatto diretto con lui e sono stati sottoposti ai testi (risultati negativi in 142 casi).

Anche un’altra chiesa presbiteriana della città, la Somang Prebyterian Church, ha dichiarato di sospendere tutti gli incontri pubblici, inclusi i culti domenicali, decisione confermata dopo che uno dei suoi membri è stato dichiarato infetto.

Il ministro della Cultura Park Yang Woo ha chiesto alla Chiesa presbiteriana di cooperate con i provvedimenti adottati dal governo, e visitando gli uffici centrali della Chiesa metodista coreana ha sottolineato che molti incontri pubblici si tengono in strutture religiose, motivo per cui le comunità religiose devono attivarsi in modo concreto, sospendendo, limitando o posticipando gli eventi pubblici e attivando funzioni religiose online.