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L’allarme anglicano per l’ambiente

«Invertire gli effetti dei cambiamenti climatici è un compito politico e morale che abbiamo il dovere di affrontare tutti insieme», l’ha detto il segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) Olav Fykse Tveit in occasione del diciassettesimo incontro del Consiglio consultivo anglicano convocato la scorsa settimana a Hong Kong e dove è stata approvata una risoluzione ambientale che riconosce «l’esistenza di un’emergenza climatica globale» e dove si chiede che «le chiese s’impegnino a sviluppare piani d’azione mettendo a disposizione le loro risorse per garantire una vita sostenibile per tutti e a salvaguardia del nostro pianeta».

Una risoluzione, inoltre, che invita le chiese membro a «tenere una propria conferenza programmatica e strategica per definire gli obiettivi per uno sviluppo sostenibile e limitare gli effetti dei cambiamenti climatici garantendo il coinvolgimento delle voci locali, soprattutto giovanili e femminili». La risoluzione chiede poi alle chiese «di identificare le minacce ambientali e climatiche presenti nei propri diversi abitativi per sviluppare o adattare gli strumenti di contrasto a possibili catastrofi e per mitigare i futuri effetti provocati dall’aumento delle temperature e dall’inquinamento». Tveit, infine, esprimendo l’apprezzamento e il sostegno del Cec alla risoluzione ha chiosato, «la risoluzione del Consiglio consultivo anglicano ricorda quanto siano urgenti le misure di contrasto al degrado ambientale provocato dall’uomo e che il tempo a disposizione è ormai scaduto; dobbiamo cambiare al più presto i sistemi economici e industriali utilizzati sin ora e che ci hanno portati a questa situazione: dobbiamo farlo ora, perché dopo potrebbe essere troppo tardi».