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Zimbabwe, un paese in trasformazione

Il pastore battista Chamuronwa Chiromo, fiduciario della partnership che l’Ucebi, l’Unione delle chiese evangeliche in Italia, ha siglato nel 2006 con la Baptist Convention of Zimbabwe, ha inviato un lungo messaggio alla pastora Anna Maffei, referente per la partnership, che di seguito riportiamo. Le parole di Chiromo – nonostante la situazione precaria in cui ancora versa il suo paese – si aprono alla speranza di un futuro migliore. 

«Dopo la cacciata del dittatore Robert Mugabe lo Zimbabwe sta vivendo una trasformazione politica, economica e sociale. Nessuno avrebbe mai immaginato che l’era di Mugabe si sarebbe conclusa senza lo scoppio di una guerra civile e quindi un grande spargimento di sangue e distruzione di proprietà. Le vie di Dio si sono rivelate. Ciò che è impossibile all’uomo è possibile a Dio.

In generale, la fine dell’era di Mugabe ha significato libertà.

Le persone prima vivevano nella paura. La polizia segreta del dittatore era numerosa come la sabbia del mare. Le persone erano prudenti riguardo a ciò che dicevano e facevano. Il fratello si scagliava contro un altro fratello, e la sorella dubitava di un’altra sorella, anche se vivevano sotto lo stesso tetto. Non esisteva il prossimo.

Non sorprende dunque che ci sia stato un grande giubilo con la fine dell’era Mugabe. Ora possiamo esprimerci senza paura di rappresaglie e recriminazioni. Possiamo contribuire collettivamente allo sviluppo costruttivo del nostro paese.

Sapevamo anche che l’Unione europea e gli USA avrebbero imposto nuove sanzioni contro lo Zimbabwe. Ma gli investimenti diretti dall’estero fluiranno; l’industrializzazione creerà occupazione. Ci sarà una ripresa. Il cibo sarà disponibile. Gli ospedali non saranno solo riaperti, ma i farmaci saranno disponibili e convenienti. I bambini andranno a scuola.

Con Mugabe l’ingiustizia era dilagante. Il sistema giudiziario era altamente corrotto, così come le forze di polizia. A volte era inutile persino denunciare un caso alla polizia. La corruzione era all’ordine del giorno e sarebbe stato anomalo esercitarla diversamente.

La gente anelava a far regnare la libertà, la giustizia sociale e il boom economico.

Ora le persone possono parlare liberamente senza paura di rappresaglie. Le radio sono inondate da commenti politici sia negativi che positivi. I media indipendenti stanno operando e il giornalismo investigativo non lascia nulla di intentato. Questo sta creando difficoltà ad alcuni di coloro che sono abituati all’irresponsabilità.

L’atteggiamento di attesa della comunità internazionale ha ritardato il progresso economico. Le persone sono frustrate e il governo sembra stia lottando per realizzare le aspirazioni. Sabatatori interni operano macchinazioni che destabilizzano e rendono il paese ingovernabile.

I prezzi delle merci sono stati aumentati di quattro volte, il carburante ora si sta vendendo al 150% in più. Eppure i salari rimangono fermi.

L’agricoltura è la nostra attività principale. Purtroppo quest’anno potremmo sperimentare la siccità poiché le piogge sono state sporadiche. 

La chiesa sta assumendo un ruolo attivo. Il Consiglio delle Chiese dello Zimbabwe, in collaborazione con altre organizzazioni locali, ha promosso incontri di preghiera e ha recentemente lanciato i dialoghi nazionali. L’idea è che i vari soggetti interessati si confrontino sui problemi.

Il presidente Emmerson Mnangagwa ha formato un Consiglio presidenziale costituito da vari membri che rappresentano i vari gruppi.

La nostra speranza è che le varie iniziative portino il risultato di alleviare le sofferenze degli zimbabwani africani neri.

Vi ringraziamo per le vostre preghiere premurose. Che queste parole domani siano vere anche per lo Zimbabwe».