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Cec: «Pace subito in Terra Santa!»

Il Programma di accompagnamento ecumenico in Palestina e in Israele (Eappi) del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) da molto tempo opera per promuovere la pace in Terra Santa «perché la pace non può essere un processo unilaterale. Gli sforzi per raggiungerla devono essere attuati congiuntamente», si legge sul sito del Consiglio ecumenico delle chiese.

«Riteniamo che il programma abbia un ruolo importante per costruire ponti e relazioni tra le parti», ha rilevato il coordinatore internazionale Owe Boersma.

«Grazie al nostro impegno – prosegue Boersma –, assicuriamo ai nostri osservatori e operatori ecumenici un’opportunità preziosa: quella di poter osservare la vita nei Territori palestinesi e in Israele e porre così nuove basi per collaborazioni, far nascere partenariati con le diverse organizzazioni (israeliane e palestinesi, ndr) che lavorano per la giustizia e la pace», ha concluso Boersma.

 

Gli osservatori ecumenici, infatti, sostengono diversi programmi di pace, come quello promosso da Amos Gvirtz, attivista israeliano per la pace e per i diritti umani, già fondatore del Comitato israeliano contro le demolizioni domestiche: «Le demolizioni delle case attuate nei Territori nel nome della sicurezza israeliana – sostiene Gvirtz –, dovrebbero essere interrotte. Sono inutili e dannose per chi le subisce e chi le compie».

Israele da settant’anni è in stato d’emergenza, ha osservato Ruth Hiller, sostenitrice della demilitarizzazione della società israeliana, «non possiamo vivere in una bolla che rischia di scoppiare. Dobbiamo capire che siamo responsabili delle azioni che compiamo».

Molti sforzi, ricordano gli osservatori ecumenici, «sono in atto da ambo le parti per porre fine alle violenze e per promuovere il cammino di pace e di giustizia in Terra Santa».