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Le chiese nel socialismo

Chiesa nel socialismo è l’argomento scelto per l’ultimo numero di Protestantesimo, la rivista curata dalla Facoltà valdese di Teologia.

Come ricorda il professor Lothar Vogel nell’introduzione al numero, il quarto del 2018, «Questo fascicolo di “Protestantesimo” nasce dall’insegnamento nella Facoltà valdese di Teologia. Nel semestre estivo 2017 il corso seminariale di Storia del cristianesimo è stato dedicato al tema Il cristianesimo e i “totalitarismi” del Novecento. Grazie alla partecipazione della Facoltà valdese al programma europeo Erasmus è stato possibile invitare due colleghi specializzati in questa materia: il prof. András Korányi dell’Università luterana di Budapest, che ha illustrato la storia del protestantesimo ungherese nel periodo socialista, e il prof. Andreas Stegmann della Humboldt-Universität di Berlino, che si è dedicato alla situazione della DDR. Assieme a un saggio della prof. Jennifer Wasmuth, direttrice dell’Istituto di ricerca ecumenica di Strasburgo, sul cristianesimo in Unione Sovietica, questi contributi costituiscono la spina dorsale del fascicolo».

Jennifer Wasmuth, pastora, ordinata nella Chiesa evangelica luterana di Hannover, ha svolto numerose ricerche sui rapporti tra protestantesimo e teologia ortodossa russa. Dal 2016 insegna all’Istituto di ricerche ecumeniche a Strasburgo, di cui è direttrice dal 2018. Il cristianesimo in Unione Sovietica è il titolo del suo intervento: questo articolo analizza gli sviluppi storici del cristianesimo nell’Unione Sovietica dal 1922 al 1991, concentrandosi sulla Chiesa ortodossa russa e sulla Chiesa evangelica luterana. Il periodo in questione è stato caratterizzato da gravi persecuzioni dei cristiani con centinaia di migliaia di vittime. Nonostante le persecuzioni colpissero entrambe le chiese, divergevano nella loro intensità e durata. L’articolo pone in rilievo che la violenza massiccia adoperata dalle autorità bolsceviche non era principalmente motivata dall’ideologia comunista ma dall’esigenza di «creare» un nemico per consolidare il regime. D’altronde, all’inizio del xx secolo, entrambe le chiese erano affette da conflitti interni, per i quali erano incapaci di opporre alle azioni bolsceviche una resistenza efficace.

András Korányi è professore di Storia della chiesa presso l’Università teologica luterana di Budapest. Stato e chiesa – ideologia e teologia. I principi della Riforma nel contesto del socialismo ungherese il titolo del suo articolo. La contestualità è stata un fattore importante nella costruzione di una ideologia teologica cristiana nella seconda metà del xx secolo. Il mondo bipolare del periodo della Guerra fredda ha portato a un contesto diverso per la teologia e le chiese del mondo occidentale da quello del mondo orientale, socialista. La Chiesa luterana d’Ungheria è esistita e ha lavorato all’interno della struttura del regime comunista dal 1945 al 1990. Nonostante l’antagonismo chiesa-stato, si possono individuare tre diverse fasi nel rapporto fra religione e politica nelle decadi socialiste: una vasta gamma di pressione contestuale, che andava da minacce terroristiche a una cooperazione tattica per il bene del sistema politico. Dopo la sconfitta della rivoluzione anticomunista del 1956, D. Zoltán Káldy, vescovo della Chiesa luterana (1958-1987), sviluppò un concetto teologico contestuale chiamato «Teologia della diaconia», che offriva un modus vivendi per poter collaborare sia pure in maniera limitata con le autorità e offriva una prospettiva di sopravvivenza della chiesa, con vantaggi per entrambe le parti. Questo studio offre una visione d’insieme dei dilemmi storici e teologici che si nascondono dietro il concetto di teologia della diaconia, e un’analisi del suo contesto politico e sociale sotto il regime comunista ungherese.

Andreas Stegmann, insegna alla Facoltà di teologia della Humboldt-Universität a Berlino ed è specializzato in Storia del protestantesimo dal xvi al xx secolo. La Chiesa protestante nella DDR il suo articolo: la storia della Chiesa evangelica nella DDR è un esempio interessante di sopravvivenza della fede cristiana in uno stato totalitario. Dal 1945 al 1989, l’integrazione della Germania orientale nella sfera di potere sovietico costituì una sfida per il protestantesimo tedesco. La religione perse il suo ruolo tradizionale nella società e gli individui e le comunità subirono discriminazioni e a volte persecuzioni dal regime comunista. Per la Chiesa protestante possiamo distinguere tra tre periodi: negli anni dal 1945 al 1961 la Chiesa tentò di difendere la sua posizione tradizionale in forza del fatto che più del 90 per cento della popolazione le apparteneva. La costruzione del muro di Berlino, avvenuta nel 1961, inaugurò anni di ritiro e riorientamento durati fino al 1978. Dalla fine degli anni Settanta, la Chiesa protestante, oramai marginalizzata, trovò un ruolo nuovo come parte di un movimento riformistico emergente e come elemento di opposizione, che avrebbe portato alla rivoluzione pacifica del 1989-1990.

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