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Dio protegge l’orfano, la vedova e lo straniero

Il Signore protegge i forestieri, sostenta l’orfano e la vedova
Salmo 146, 9

Maria disse: «Ha detronizzato i potenti, e ha innalzato gli umili; ha colmato di beni gli affamati, e ha rimandato a mani vuote i ricchi. Ha soccorso Israele, suo servitore, ricordandosi della misericordia»
Luca 1, 52-54

Le parole del Salmista sono oggi di estrema attualità, e non solo in Italia. Egli ci suggerisce di annunciare con forza l’opera di Dio a favore delle persone che tendiamo a non vedere, anche se stanno lì, ai nostri confini, a ogni semaforo, a ogni angolo di strada, all’ingresso dei negozi, nei nostri condomini, nelle scuole che frequentano i nostri ragazzi, quando non abbandonano.

Al Salmista hanno raccontato più volte, in famiglia, nella Sinagoga, in occasione delle feste (Deut. 26, 1-10) quel che Dio ha fatto. Ha letto che Diofa giustizia all’orfano e alla vedova, ama lo straniero e gli dà pane e vestito (Deut. 10, 18). Ha appresoche il popolo di cui fa parte era schiavo in Egitto, là dove era andato come straniero per sfuggire alla carestia. Ricorda che il Signore lo liberò, lo guidò e per quaranta anni e lo protesse da ogni pericolo. Ora il Salmista e tutto il popolo di Dio affermano con fiducia che l’occhio del Signore non si è distratto da quelli che facilmente diventano preda dei malfattori, e sono fatti oggetto di calunnie e false accuse, al solo scopo di depredarli e ucciderli. Il Signore li protegge e vuole che siano protetti.

La cura per questi figli del popolo e dell’umanità ricorre in più passi molto importanti dell’Antico Testamento, ora come invito a prendersene cura, ora come rimprovero per averli  trascurati. A loro va riservata parte del frutto della terra. Significativo è il lasciare a loro il racimolo della spigolatura o quanto può essere raccolto per il nutrimento durante il viaggio. Con loro debbono essere condivise le benedizioni del Signore (Deut. 26, 11). Sono persone da invitare nei tempi di gioia, sapendo che nel cuore del Signore non c’è festa senza gioia condivisa con l’orfano, la vedova e lo straniero.