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Riflessioni ed eventi legati ai 70 anni dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani

Settanta anni fa veniva sottoscritta la Dichiarazone Universale dei Diritti Umani: precisamente il 10 dicembre 1948 veniva firmato a Parigi il documento composto da 30 articoli, promosso dalle Nazioni Unite perché venisse pubblicato e condiviso in tutti gli stati membri. Il documento è alla base delle conquiste in campo umanitario raggiunte nel XX secolo e, nelle successive elaborazioni e ispirazioni, tra cui la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea che, quale parte integrante della Costituzione europea, ha valore legale vincolante per i Paesi UE. In questa occasione molte saranno le occasioni di celebrazione e confronto, e tra queste si inseriscono anche le iniziative dell’associazione Voci per la Libertà e Amnesty International Italia. Due anni fa è nato il progetto unico Arte per la libertà. Il festival della creatività per i diritti umani, cartellone che raccoglie molti appuntamenti tra cui quello del 2 dicembre a Roma, promosso in particolare da Amnesty International Italia, e del 15 dicembre a Rovigo. Oltre a queste due iniziative ce ne sono altre collaterali, tra cui il lancio del bando di concorso per il prossimo festival, compreso Voci per la libertà. Una canzone per Amnesty, e una cena spettacolo in occasione della giornata contro la violenza sulle donne. Il sito per seguire gli eventi è vociperlaliberta.it Ne parla il direttore artistico Michele Lionello.

Il 2018 vede molte ricorrenze ma questa in particolare è una, se non l’unica, positiva, guardando alla storia contemporanea. Che tipo di riflessione avete fatto, ancor prima di cominciare a pensare agli eventi?

«Come Voci per la libertà siamo fortemente legati alla Dichiarazione dei Diritti Umani, nel senso che il festival musicale Voci per la libertà. Una canzone per Amnesty nasce nel 1998, proprio in occasione del 50º anniversario della Dichiarazione Universale. Tutto quello che noi facciamo come associazione, a fianco di Amnesty International, è volto a promuovere i diritti umani e i valori contenuti nella dichiarazione attraverso l’arte a 360 gradi, ma in particolare attraverso la musica e l’arte contemporanea. Per noi è una celebrazione importante, è una festa ma allo stesso tempo un monito sulle tante conquiste che dobbiamo continuare a cercare di perseguire nel mondo e in Italia».

Quest’anno cosa succederà?

Tanti eventi e tante produzioni; non eventi e appuntamenti ma realizzeremo un libro illustrato in cui i trenta articoli della Dichiarazione Universale sono stati illustrati da giovani artisti, da street artists a fumettisti, che si chiama In arte DUDU, nato per avvicinare il grande pubblico alla Dichiarazione Universale anche attraverso questa modalità particolare. La seconda produzione è l’album del festival Voci per la libertà. Una canzone per Amnesty: 15 tracce che raccontano l’ultima edizione del festival. Queste due produzioni verranno presentate in anteprima a Roma, il 2 dicembre con Amnesty Italia dove faremo una grandissima festa con tantissimi musicisti, attori, fumettisti e testimoni di Amnesty International, e il 15 dicembre a Rovigo anche con un laboratorio per bambini e una mostra legata alle illustrazioni del libro».

A distanza di 70  anni e attraverso il vostro lavoro, cosa è importante che di questo documento dobbiamo essere consapevoli, al di la della celebrazioni?

«Le celebrazioni sono significative ma penso in particolare al primo articolo, quello a cui noi siamo davvero tanto legati, che ci dice costantemente che tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti, e che devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza. Io credo che se riuscissimo a rispettare e a mettere in pratica questo articolo, molto probabilmente tutti gli altri 29, compresi quelli che per motivi storici non sono stati inseriti all’interno della dichiarazione, verrebbero da sé. Se riusciamo a trattarci come esseri umani al di là delle differenze, che sono positive, riusciremmo a fare grandi passi avanti. Attraverso le nostre piccole azioni relative alla cultura, all’arte e la musica cerchiamo di divulgare questo».

Non fa impressione che questo primo articolo della Dichiarazione dei Diritti Umani suoni un po’ avanguardistico?

Si. Anche perché senza andare troppo lontano, qui in Italia, sembra proprio che spesso non sia rispettato. Tra l’altro sono un insegnante e a scuola sento circolare formule e pensieri, provenienti da altri contesti, soprattutto quello familiare, che propongono visioni che ci fanno preoccupare».