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«L’amore perfetto scaccia la paura»

Come Cristiani, e come Chiese cristiane, dobbiamo intensificare i nostri sforzi e il nostro impegno nell’aiutare migranti e rifugiati. E il contributo più importante e più distintivo che possiamo offrire come chiese cristiane è affrontare e combattere la paura. E’ la paura che alimenta il razzismo, la xenofobia e il nazionalismo populista che escludono e emarginano lo straniero, il migrante, il rifugiato.

Queste sono le convinzioni che ho maturato negli anni di lavoro nei progetti del Consiglio Ecumenico delle Chiese a fianco dei rifugiati, e che si sono rafforzate dopo la conferenza svolta insieme al Consiglio pontificio per l’unità dei cristiani, appena conclusa in Vaticano.

La “Conferenza mondiale su razzismo, xenofobia, e il nazionalismo populista nel contesto della migrazione globale e dei rifugiati” ha richiamato partecipanti della società civile, di altre organizzazioni ecumeniche, delle agenzie governative e di differenti comunità religiose.

I loro messaggi hanno fortemente esortato le chiese a spendersi e a collaborare attivamente per accogliere e integrare lo straniero in mezzo a noi.

Sappiamo che, e lo vediamo lungo tutta la Bibbia, la migrazione è stata una caratteristica della vita umana in ogni fase storica. Oggi è anche un fenomeno globale, con circa 60 milioni di persone in fuga da conflitti e guerre, discriminazioni e oppressioni, siccità e carestie: tutti fattori che spingono le persone a cercare una nuova casa, a cercare rifugio e protezione, pace e stabilità.

Migranti e rifugiati sono soggetti profondamente vulnerabili. Molti perdono la vita lungo il tragitto, come accade nel Mediterraneo, qui a fianco a noi. Quando infine riescono a compiere il loro viaggio, desiderosi di trovare una società in cui ripartire, trovano invece vari gruppi, organizzati e no, che li escludono da ogni processo civico.

Razzismo, xenofobia e nazionalismo fanatico sono solo tre strati dello stesso muro, muro che ci divide come esseri umani e che porta a esprimere identità chiuse, a trascurare i diritti e la dignità del prossimo.

Nasce così un “noi” che si contrappone a un “loro”, la “nostra sicurezza” contro la loro vulnerabilità, la “nostra ricchezza” contro il loro diritto a vivere in dignità. Tutti questi sentimenti trovano terreno fertile in un mondo fatto di paura.

Credo che dobbiamo continuare a lavorare per accogliere e proteggere i rifugiati, e in questo modo proteggere noi stessi dal divenire disumani.

I modi sono molti. Abbiamo visto buoni esempi concreti di questo lavoro, con i Corridoi Umanitari in Italia, in Francia, in Belgio e in altri luoghi nel mondo. Possiamo imparare gli uni dagli altri come fare veramente la differenza. Credo che come esseri umani possiamo fare molto meglio di quanto vediamo oggi.

“L’amore perfetto caccia via la paura” (1 Giovanni, 4:18). Questa è una dichiarazione forte e coraggiosa, ed è la verità. Spendiamoci con amore per il prossimo, per stringere più forti relazioni di mutuo sostegno, per l’unità nella diversità umana. Cerchiamo di essere ambasciatori dell’amore di Cristo lavorando per la riconciliazione in questo mondo lacerato dalla paura, ma anche dall’avidità egoista e dall’odio. In questo sta il ruolo del cristiano, oltre le differenze e le divisioni storiche: accogliere gli stranieri e offrire loro asilo e integrazione, superare profonde divisioni politiche nelle nostre società, garantire la sicurezza e la dignità di donne e minori, affrontare le conseguenze più distruttive delle nostre strutture economiche peccaminose e avide.

Coltiviamo la speranza per un futuro comune, senza paura dell’altro. Attraverso la solidarietà e l’impegno concreto,  attraverso la rottura di barriere e confini, facciamo sì che questi sforzi siano una sorta di pellegrinaggio congiunto, una via tracciata verso una nuova speranza e  verso un nuovo futuro vissuto come un’unica umanità creata e amata dall’unico Dio.

 

Foto di J. Winkemeyer, Cec: il Segretario Tveit durante l’intervento a Roma