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Riconoscersi creature di Dio

Poi Dio il Signore prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden perché lo lavorasse e lo custodisse
Genesi 2, 15

Beati i mansueti, perché erediteranno la terra
Matteo 5, 5

Il Signore Dio porta la sua creatura nel giardino di Eden. Gli chiede di lavorarlo e di custodirlo. Come finisce la storia dell’uomo nel giardino lo sappiamo benissimo. Quello che non sappiamo ancora, e che decideremo noi, è il finale del nostro compito di creature custodi del grande giardino chiamato mondo. Continueremo ancora ad essere sedotti dalla tentazione di vivere come fossimo Dio? Purtroppo, ci siamo messi al posto di Dio, al centro del giardino non per lavorarlo e custodirlo ma per sfruttarlo, nonostante la nostra conoscenza del bene e del male. Noi non ci riconosciamo più nell’essere creature di Dio, anzi, distruggiamo il creato, la creazione senza rispettare alcun limite. Abbiamo dimenticato la parola di Dio, e al centro ci siamo noi. Viviamo di noi stessi/e e per noi stessi/e. Il centro del mondo è dentro noi stessi. Ciò che ci definisce è la nostra avidità di potere, possesso e consumo. La nostra percezione della realtà è divisa, confusa, lacerata. Nell’essere vivi, siamo morti perché disubbidienti. Nell’essere creature, vogliamo essere il creatore. Il peccato non è una nostra perversa possibilità, ma è la nostra realtà.

Solo Cristo colloca la nostra esistenza cristiana nel superamento del male. La croce in mezzo a questo mondo, al centro della nostra vita, ci mette a nudo e sentiamo vergogna. La croce è il segno per l’albero piantato al centro della nuova creazione, alla quale siamo stati chiamati dal nostro unico Salvatore, Gesù Cristo.