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Le chiese tedesche mettono in guardia contro l’ondata di razzismo

 A seguito di un nuovo omicidio di un giovane tedesco, presumibilmente commesso da due giovani richiedenti asilo, in Germania cresce di nuovo la paura di scontri tra l’estrema destra e i movimenti antirazzisti. I responsabili delle chiese cattoliche e protestanti chiedono moderazione e avvertono gli elettori contro la tentazione del voto di estrema destra nelle prossime elezioni.

La Germania trattiene il fiato. Nella notte tra sabato 8 e domenica 9 settembre, un giovane tedesco è morto in una rissa a Köthen, nella Sassonia-Anhalt (ex Germania dell’Est) e due afghan, sospettati, sono stati arrestati. Come i politici, le chiese tedesche hanno alzato la voce per prevenire la tentazione della violenza, meno di due settimane dopo i dolorosi eventi di Chemnitz.

«Cogliere questa occasione per attizzare la rabbia e l’ odio contro gli stranieri o usare la violenza contro di loro è sbagliato», ha avvertito Gerhard Feige, vescovo di Magdeburgo (Sassonia-Anhalt) in una dichiarazione pubblicata sui social network: «Lo Stato di diritto deve cercare modi per prevenire o almeno limitare l’aggressività, promuovere l’integrazione e pacificare le trasformazioni della società.Prudenza e discernimento sono essenziali: non viviamo e non agiamo contro la nostra dignità».

Preoccupato del rischio di «strumentalizzazione» anche il presidente della Chiesa protestante di Anhalt, Joachim Liebig, che ritiene: «questo terribile evento deve essere chiarito con cautela». Dal suo punto di vista, ogni «sfruttamento politico dell’episodio è inaccettabile e non farà altro che condurre a un’escalation che potrebbe avere conseguenze disastrose».

Secondo la polizia, circa 2.500 persone hanno risposto, il giorno dopo l’omicidio, all’appello dell’estrema destra e hanno manifestato a Köthen, in un’atmosfera di tensione, per denunciare l’aumento del numero di richiedenti asilo e protestare per le politiche in tema di migrazione del governo. Una contro-dimostrazione della sinistra radicale ha riunito 200 persone la sera. Il doloroso ricordo di Chemnitz è nella mente di tutti. In un’altra città dell’ex RDT, un uomo tedesco di 35 anni è stato ucciso da diverse coltellate due settimane fa e di nuovo, i richiedenti asilo – iracheni e siriani – sono finiti fra i sospettati.

Almeno quattro grandi manifestazioni sono state organizzate dall’ “Alternativa per la Germania”, l’AfD, il partito di estrema destra i cui numeri sono in costante crescita, con lo slogan «fermare l’invasione dei richiedenti asilo». Lo scontro con i gruppi antirazzisti ha causato diverse decine di feriti e gettato il paese nello stupore e nell’ angoscia davanti al prepotente ritorno del saluto a Hitler. Sabato 8 settembre, in un’intervista con la “Neue Osnabrücker Zeitung“, il presidente del Comitato centrale dei cattolici tedeschi (ZdK), Thomas Sternberg, ha qualificato per l’appunto l’AFD come un «partito di estrema destra» e ha chiesto «la resistenza di tutte le forze libere e democratiche» alla vigilia delle elezioni suppletive in Baviera e in Assia.  Sternberg ha riconosciuto anche la necessità di porre all’immigrazione «limiti economici e sociali. Esplorare questi limiti, soprattutto per fornire la necessaria protezione a chi ne ha bisogno, è una grande sfida per la società; ma ritengo che uno stato democratico possa gestire il fenomeno».

Alla fine di agosto, nel pieno degli scontri di Chemnitz, il presidente del Consiglio della Chiesa evangelica in Germania (Ekd), il vescovo Heinrich Bedford-Strohm, aveva voluto avvertire con chiarezza gli elettori tedeschi: «Coloro che votano per l’AfD devono sapere che danno legittimità alle forze dell’estrema destra e a quelle usano quotidianamente slogan nazisti». Bedford-Strohm ha invitato i cittadini del suo paese che «si identificano come cristiani», ad usare le prossime elezioni per lanciare «un chiaro segnale contro tali parole d’ordine cherichiamano alle pagine più nere del nostro passato».