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In Francia il delitto di solidarietà non sarà più reato

«L’aiuto disinteressato al soggiorno irregolare non è passibile di conseguenze giuridiche»: poche parole, chiare, del Consiglio costituzionale francese, l’equivalente della nostra Corte costituzionale. Poche parole per tirare un segno rosso sulle recenti leggi approvate dal governo di Parigi volte a incriminare anche chi si fosse reso soggetto partecipe di un aiuto nei confronti di coloro che attraversano in maniera clandestina la frontiera. In Francia va dunque in soffitta, speriamo per sempre, il delitto di solidarietà, obbrobrio giuridico e ossimoro verbale creato per castigare chi accoglie in casa il prossimo.

I giudici transalpini, nell’accogliere le richieste di alcuni fra gli attivisti che in questi anni sono diventati i protagonisti della battaglia per una nazione solidale, in testa Cedric Herrou dalla valle Roya al confine con l’Italia, hanno rispolverato e ridato vigore al principio della fraternità, il terzo cardine della democrazia d’oltralpe,  figlio dei giorni della rivoluzione francese, insieme alla libertà e all’uguaglianza. Principi questi sanciti all’articolo 2 della Costituzione. 

Per cui nessuna rivoluzione è stata messa in atto dai giudici: soltanto è stato ricordato che «In nome del principio di fraternità deriva la libertà di aiutare gli altri, a fini umanitari, indipendentemente dalla regolarità della loro permanenza nel territorio nazionale».

Ora il Parlamento ha meno di 5 mesi per adeguare le leggi alla sentenza: dal primo dicembre il delitto di solidarietà dovrà scomparire dal codice penale. Legge che ora punisce con una reclusione fino a 5 anni chiunque aiuti persone che si trovino illegalmente in Francia, a meno di non riuscire a dimostrare di non aver tratto profitto alcuno da tali azioni. Aspetto non sempre facile da dimostrare, come dimostra la condanna a 4 mesi per Herrou inflitta la scorsa estate.