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Assemblea Kek. No alla criminalizzazione della solidarietà verso i migranti

Favorire la nascita di vie sicure e legali per i profughi verso l’Europa; ricordare ai governi le loro responsabilità verso il soccorso in mare di migranti alla deriva; non criminalizzare gli atti di solidarietà verso i migranti.

Sono questi alcuni degli ambiti di impegno che l’Assemblea generale della Conferenza delle chiese europee (Kek) rivolge alle proprie chiese membro attraverso il documento sulle questioni pubbliche (Public issue), approvato ieri mattina 5 giugno.

Il documento, che intende offrire delle linee guida per un’azione comune nei confronti dell’accoglienza e dell’integrazioni di rifugiati e migranti in Europa, invita in particolare le chiese ad adoperarsi per creare «vie di accesso sicure e legali verso l’Europa, prendendo ad esempio ciò che hanno fatto le chiese in Italia e in altri paesi per facilitare l’accesso sicuro nelle loro nazioni».

Il riferimento è ai Corridoi umanitari, il progetto pilota promosso dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), dalle chiese metodiste e valdesi e dalla Comunità di Sant’Egidio, più volte citato durante le discussione dell’Assemblea sia in plenaria sia nel gruppo di lavoro dedicato alla protezione dei profughi.

Per quel che riguarda i salvataggi in mare, il documento invita le chiese «a sostenere le iniziative umanitarie di ricerca e salvataggio in mare, e a ricordare le responsabilità che i governi e le agenzie interessate hanno al riguardo». Il testo inoltre chiede alle chiese di «far sentire la propria voce contro la criminalizzazione delle azioni di solidarietà verso i migranti irregolari».

Gli altri ambiti di azione considerati dal documento sulle questioni pubbliche riguardano inoltre la giustizia economica e climatica; la sicurezza, le armi e la nonviolenza; i diritti delle minoranze; i populismi; la famiglia.

 

Photo: Albin Hillert/Kek