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Le stanze del silenzio

Comunità di fede, associazioni laiche di stampo morale ed enti pubblici sanitari: una ventina di soggetti, assai diversi tra loro, hanno trovato un punto di incontro. A Ferrara hanno sottoscritto giovedì 19 aprile un Protocollo d’Intesa per l’utilizzo di quella che è stata chiamata «stanza dei culti e del silenzio», protocollo il cui preambolo cita significativamente gli articoli della Costituzione sulla non discriminazione e la libertà religiosa, e della Dichiarazione dei diritti umani del 1848, per ribadire l’apertura di questo spazio a tutti, secondo regole stabilite collegialmente.
Ideato e coordinato da Sandra Bombardi, funzionaria della Ausl di Ferrara, il progetto è partito nell’ospedale Sant’Anna di Cona, dove la stanza del silenzio è già attiva da qualche anno, e in questi mesi entrerà nel vivo in altri tre ospedali della provincia di Ferrara: Argenta, Lagosanto e Cento.
Il progetto ha interessato quasi tutte le chiese evangeliche di Ferrara (è stata coinvolta anche la chiesa metodista di Bologna), la chiesa avventista di Bologna, le comunità musulmane e la comunità ebraica, le chiese ortodosse, ma anche l’associazione atei e agnostici italiani. 
Alla firma del protocollo, in rappresentanza del Circuito delle chiese valdo-metodiste, c’era la pastora valdese Giusy Bagnato, mentre per la chiesa battista è stato coinvolto il pastore Emanuele Casalino. Quest’ultimo ci ha raccontato l’importanza e la particolarità di questa esperienza, la sua origine laica: «L’idea è partita dalla Regione Emilia Romagna, che ha raccomandato alle aziende sanitarie di istituire questi spazi, che poi noi abbiamo chiamato “sale del silenzio”, affinché le persone ricoverate, non di fede cattolica, potessero avere un luogo dove raccogliersi e meditare, avere un momento di riflessione». 
Uno spazio laico, quindi, pubblico e aperto a tutti (anche cattolici, naturalmente): «Abbiamo escluso in partenza che questo fosse un luogo di celebrazione religiosa, o di proselitismo: si forniscono volantini e brochure con le informazioni e i contatti delle associazioni e realtà religiose coinvolte, nel caso in cui i pazienti, principali utilizzatori di questi spazi, vogliano avere un incontro, un supporto, ma siamo stati molto chiari e quando ci è sembrato che qualche realtà andasse verso il proselitismo, siamo intervenuti».
Sebbene non sia stato facile mettere insieme fedi e modi di pensare diversi, osserva il pastore Casalino, «il confronto è stato un’esperienza molto positiva, che ha aiutato a superare molti steccati: ci siamo riusciti grazie a una gestione equilibrata e molto rispettosa degli spazi: nessuno ne ha il monopolio».
Le stanze del silenzio hanno portato con sé altre iniziative, coinvolgendo la società civile: un concorso realizzato con il Liceo artistico di Ferrara per la decorazione della porta d’accesso della prima stanza del silenzio, a Cona, l’organizzazione di incontri di informazione sui temi della bioetica, sempre per iniziativa della dott.ssa Bombardi. I rappresentanti delle varie comunità religiose si sono poi attivati in prima persona, contattando e incontrando il personale dei vari ospedali, hanno «sperimentato sul campo» la necessità di una dimensione spirituale, meditativa, nei luoghi dove le due estremità della vita, la nascita e la morte, si incontrano e convivono.
Il progetto ha tutti i presupposti per estendersi anche altrove: la Asl di Modena si è già dimostrata interessata, racconta ancora Casalino, che insieme ad altri membri del gruppo di lavoro del progetto, andrà a raccontare un’esperienza che «ci ha dato modo di incontrare delle persone, e non semplicemente delle istituzioni, con cui intrecciare delle relazioni».