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Una laurea per fermare la tortura e per i diritti dei migranti

Acat Italia, l’Associazione cristiana ecumenica che dal 1983 opera contro la tortura, i trattamenti crudeli, inumani e degradanti e la pena di morte, ha pubblicato il nuovo Bando per l’assegnazione del Premio di Laurea 2018 e 2019: «Una laurea per fermare la tortura e per i diritti dei migranti».

L’iniziativa è rivolta alle tesi di laurea discusse negli anni accademici 2016/17 o 2017/18, su uno dei seguenti temi:

• La tortura, i trattamenti crudeli, inumani e degradanti contro gli esseri umani nel mondo contemporaneo e/o la pena capitale: cause, impatti, implicazioni, diritto, prevenzione, recupero, strumenti e strategie per l’abolizione.

• La migrazione nell’Unione Europea, le continue violazioni dei diritti umani e le gravi sofferenze a essa connesse: cause, impatti, diritto, prevenzione, accoglienza, integrazione, strumenti e strategie per un futuro più umano dei profughi e dei migranti.

«L’iniziativa – spiega Massimo Corti, presidente di Acat Italia – intende incoraggiare e sensibilizzare i giovani sul fenomeno della tortura e della pena di morte nelle sue diverse declinazioni e manifestazioni. Quest’anno un focus particolare sarà dedicato al tema delle migrazioni, soprattutto laddove si ravvisi una violazione, o una mancata tutela, dei diritti umani fondamentali. Un antico proverbio cinese, che amo ricordare ai giovani in occasione dei progetti di Acat legati alle scuole, dice: “Se vuoi un anno di prosperità, coltiva riso; se vuoi dieci anni di prosperità, coltiva alberi. Se vuoi cento anni di prosperità, coltiva uomini».

Le due tesi, magistrali o specialistiche «avranno una dotazione di 3.500 euro lordi ciascuna – prosegue Corti –. Potranno partecipare tutte le università italiane presenti sul territorio nazionale, statali e non statali, con titoli di laurea avente valore legale e le università pontificie che rilascino lauree riconosciute in Italia. I premi saranno assegnati sulla base degli esiti della valutazione comparativa delle tesi presentate e operata a giudizio insindacabile della Commissione esaminatrice nominata da Acat Italia».

La premiazione, come tutti gli anni, avverrà nel corso di una cerimonia pubblica e i premi sono finanziati grazie ai fondi Otto per mille dell’Unione delle chiese metodiste e valdesi e il supporto di diversi enti, tra essi, il Movimento della Rinascita Cristiana (Roma), la Facoltà Valdese di Teologia (Roma), i Medici contro la tortura (Roma), l’Università Lumsa (Roma, Palermo, Taranto, Gubbio) e Fiacat – Federazione Internazionale delle Acat (Parigi).

«Gli interessati – conclude Corti –, potranno usufruire della documentazione a disposizione di Acat Italia, nonché dei documenti consultabili nelle biblioteche degli enti sostenitori».

Nel marzo 1974 un pastore valdese italiano, Tullio Vinay, testimoniò a Parigi sui metodi di tortura usati sui prigionieri politici in Vietnam. Una signora, Hélène Engel, allora settantreenne, ne rimase talmente sconvolta che decise di impegnarsi in un’azione per sensibilizzare le chiese allo scandalo della tortura. Alla base dell’azione di Acat c’è l’Articolo 5 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948: «Nessuno sarà sottoposto a tortura, né a pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti”; altro pilastro della nostra azione è il convincimento cristiano della dignità di ogni uomo “… creato a somiglianza di Dio”». Acat Italia fa parte della Fiacat (Federazione Internazionale delle Acat), Ong con statuto di osservatore presso le Nazioni Unite, il Consiglio di Europa e la Commissione africana dei diritti dell’uomo e dei popoli, ed è indipendente dalle strutture internazionali delle Chiese e da tutti i gruppi economici ideologici e politici. Acat, agisce come molte associazioni o Ong nel mondo tramite l’invio di lettere di denuncia alle autorità dei paesi dove si pratica la tortura.

Il bando: http://www.acatitalia.it/newsite/sites/default/files/bando-ufficiale-premio-2018-2019_0.pdf