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Il Cec: «Scivolare in una nuova guerra nucleare, sarebbe una catastrofe»

Oggi terminano i lavori dell’Assemblea del Comitato esecutivo del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) ad Amman, in Giordania.

Dal 17 al 23 novembre, infatti, i membri del Comitato si sono riuniti per approvare e rinnovare i piani operativi, strategici e il bilancio 2018.

Poche ora fa è stato diramato il messaggio conclusivo, un testo lungo e articolato che invita i cristiani del mondo, e tutti gli uomini di buona volontà, a spendersi a favore della pace e della giustizia. Chiaro e forte è stato lanciato anche un monito, rivolto ai potenti della Terra, sulle conseguenze che una nuova guerra nucleare potrebbe causare, «solo morte e distruzione».

Il Cec è l’Organismo più ampio e inclusivo tra le diverse organizzazioni del movimento ecumenico moderno. Fondato ad Amsterdam, il 22 agosto del 1948, è formato da 345 chiese membro in 110 paesi del mondo e rappresenta circa 500 milioni di cristiani e comprende al suo interno la maggior parte delle chiese ortodosse, quelle protestanti storiche (anglicane, battiste, luterane, metodiste, riformate) e diverse chiese indipendenti: una «comunione di chiese» riunite per promuovere il dialogo e la riconciliazione fra le diverse tradizioni cristiane.

Tra i temi che il Comitato esecutivo ha discusso in questi giorni: la questione israelo-palestinese; una strategia globale per favorire l’ecumenismo; una valutazione d’impatto per superare l’Hiv e l’Aids attraverso il programma Ecumenical Hiv and Aids Initiative and Advocacy (Ehaia) e, infine, un piano strategico per il periodo 2018-2021, per sostenere il Programma di accompagnamento ecumenico in Palestina e Israele (Eappi).

É stato, venerdì scorso, il Patriarca di Gerusalemme, Palestina e Giordania, Teofilo III, ad accogliere il Comitato esecutivo «che – ricorda il Cec –, si è riunito in un particolare momento nel quale il Cec sta amplificando i suoi sforzi per rinnovarsi in diversi settori».

Il Comitato Esecutivo ha voluto ribadire, anche in quest’occasione, l’impegno che il Cec sta portando avanti per giungere al più presto all’eliminazione globale delle armi nucleari. Attraverso il messaggio conclusivo l’assise ecumenica ha poi espresso tutta la sua preoccupazione per l’escalation di tensione tra la Corea del Nord e gli Usa: «Scivolare in una nuova guerra nucleare sarebbe una catastrofe di proporzioni inimmaginabili di morte e distruzione».

Per il Comitato esecutivo, si legge nel lungo testo, «soluzioni così “altamente” militarizzate non dovrebbero neanche essere prese in considerazione. La gravità di questa situazione – prosegue il messaggio del Cec – richiede la nostra più accorata attenzione e le nostre più profonde parole di saggezza. Questo è il nostro impegno per la pace. Questa è l’opera che tutti i cristiani sono chiamati a fare».

L’intensificarsi della crisi nella penisola coreana «ha richiamato l’orribile spettro della guerra globale minacciando, in particolar modo, la vita e il futuro delle persone che abitano in quella regione. Soprattutto, ci preoccupa il fatto che le armi nucleari siano diventate nuovamente uno strumento “da esibire” nell’attuale stato di persistente rivalità tra gli Usa e la Corea del Nord».

Il Cec, dunque, ha deciso di inviare un messaggio (di buon senso) alle due parti in causa, «vi chiediamo di fare un passo indietro, di cercare il dialogo attraverso l’incontro umano; un dialogo che dev’essere sincero e scevro da preconcetti o condizioni politiche. Vi chiediamo di essere strumenti di pace e non di guerra».

Poi, lo sguardo si allarga: «chiediamo ai leader della Comunità internazionale di liberare il popolo coreano dalla minaccia della guerra; un conflitto che avrebbe conseguenze disastrose per l’intera regione e per tutto il mondo. Chiediamo sforzi concreti per giungere a un trattato di pace per la penisola coreana».

In prossimità dell’Avvento (3-24 dicembre), il Comitato esecutivo del Cec ha poi invitato i cristiani di tutto il mondo, e tutte le persone di buona volontà, a unirsi in preghiera per la pace e ad esprimersi con azioni di solidarietà aderendo alla Campagna globale «Una luce di pace».

«Quest’anno, come ogni anno – ricorda il Cec –, accenderemo le nostre candele dell’Avvento in attesa e nella speranza che la pace raggiunga tutta la Terra; una pace che ci è stata annunciata attraverso la venuta del Principe della Pace, il nostro Signore Gesù Cristo. Con la Campagna “Luce della pace”, quest’anno – quando accenderemo la prima candela nella prima domenica d’Avvento – pregate per la pace in Corea. Quando accenderemo la seconda candela, il 10 dicembre, pregate per un mondo libero dalle armi nucleari».

Proprio il 10 dicembre la Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari (Ican), e alla quale partecipa il Cec, sarà consegnato il Premio Nobel per la pace 2017 (http://riforma.it/it/articolo/2017/10/06/alla-rete-ican-contro-il-nucleare-il-premio-nobel-la-pace-2017) a Oslo.

«Accendendo le candele durante preghiere speciali e servizi di culto due domeniche di fila – prosegue il messaggio del Cec –, molte persone di molte nazioni e di molte tradizioni religiose, potranno unirsi per amplificare le Voci di Pace».

Il Comitato esecutivo, dopo aver esaminato la relazione del gruppo dei revisori, ha valutato anche l’avanzamento dei lavori per i preparativi della riunione del Comitato centrale prevista nel 2018.

Le chiese membro del Cec sono rappresentate nell’Assemblea che si tiene ogni sette anni che elegge un Comitato Centrale composto da più di cento membri come organo di governo tra un’assemblea e l’altra. L’Assemblea elegge i presidenti del Cec, che siedono d’ufficio anche nel Comitato Centrale, il quale, a sua volta, elegge il Comitato Esecutivo, composto da una ventina di membri, che si riunisce due volte l’anno. Il segretario generale del Cec eletto dal Comitato Centrale è il pastore luterano norvegese, Olav Fykste Tveit.