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Che «razza» di Costituzione!

La comunità scientifica dice che, «al termine di decenni di sequenziamento di genomi, incluso quello umano, oggi è provato che gli umani presenti sul pianeta Terra condividono lo stesso genoma e che non vi sono differenze in qualità cognitive, morali o di altra natura fisica, riconducibili a una base genomico-deterministica».

In parole povere, «La scienza ci induce a condividere la celebre risposta, attribuita ad Albert Einstein, alla quale domanda, in merito alla razza cui appartenesse, disse: la razza umana. L’immagine scientifica del mondo esclude che si possa sensatamente e veridicamente parlare di una pluralità di razze per quanto riguarda gli animali umani», ricorda a Riforma.it il professore dell’Università di Pavia, Carlo Alberto Redi.

Alcuni scienziati italiani si stanno mobilitando per iniziare una capillare opera d’informazione dei cittadini sulla inesistenza biologica delle razze e correggere l’Articolo 3 della nostra Costituzione nella parte in cui si fa riferimento alla «razza, quale causa di irragionevoli discriminazioni».

L’Articolo 3 recita: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. É compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando, di fatto, la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese».

Con il sostegno di molte istituzioni accademiche e di enti privati come la Fondazione Veronesi e la società Merck, medici, biologi, intellettuali chiedono di superare, cancellare, la parola razza, per farlo è stata indetta una raccolta di almeno 50.000 firme di cittadini per poter presentare, al Parlamento italiano, un apposito disegno di legge di revisione costituzionale.

Questo giovedì, 12 ottobre, alle ore 18 a Pavia presso l’Aula Magna del Collegio Ghislieri sarà presentato il volume «No razza, sì cittadinanza» (Ibis editore) curato da Carlo Alberto Redi insieme a Manuela Monti, un libro che con una prospettiva interdisciplinare raccoglie i contributi di autorevoli studiosi e scienziati: Marco Annoni, Guido Barbujani, Ernesto Bettinelli, Gianfranco Biondi, Giovanni Destro Bisol, Guido Bosticco, Cinzia Caporale, Federico Fallopa, Andrea Gratteri, Pietro Greco, Giuseppe Novelli, Telmo Pievani, Olga Rickards, Giovanni Andrea Sacco, Amedeo Santosuosso, Luca Sineo e Salvatore Veca.

«Nel libro – ricorda Redi – sono contenuti i dati scientifici che smascherano le ideologie razziste e che rivelano la natura del razzismo attuata da sottogruppi nell’ambito di una popolazione, o tra popolazioni diverse, per instaurare o mantenere privilegi politici, sociali, economici. Il comune impegno di scienziati, storici, filosofi, sociologi, giuristi, ha preso spunto da una verità scientifica ormai acquisita per indicare anche una via per contrastare il riemergere di fenomeni razzisti, antisemiti e xenofobi».

Se nell’immediato dopoguerra era comprensibile sostenere l’obbligo a non discriminare su basi di credo politico, religioso e di razza, perché si riteneva che esistessero le «razze», «oggi – chiosa Redi – sappiamo che queste non esistono. Riteniamo poi, che sia necessario intraprendere un lavoro di sensibilizzazione, di educazione, proprio per far comprendere che ciò che si riteneva essere un dato di fatto, oggi non può più esserlo su basi e fondamenti scientifici. Oltre a ciò il desiderio è quello di ripulire sotto il profilo linguistico la nostra Costituzione. In passato si era già tentato di farlo, senza esito. Oggi ci proviamo nuovamente perché riteniamo che la parola “razza” sia stata il frutto di uno sviluppo storico ormai superato».

La scelta di eliminare il termine «razza» dalla nostra Costituzione non è condivisa da tutta la rappresentanza accademica, ovviamente, ricorda ancora Redi. C’è poi chi, ritenendosi favorevole, pone alcune obiezioni come ad esempio quella «se si eliminasse la parola “razza” si rischierebbe di eliminare un elemento giuridico utile a combattere le forme di razzismo. L’obiezione ha una sua logica – dice ancora Redi –per questo motivo si è deciso di discutere insieme e in modo franco e aperto. Però non possiamo prescindere dal fatto che si tratta di una parola scientificamente scorretta, dunque inaccettabile. Un’obiezione che, a mio umile avviso, sembra essere un ingorgo giuridico di carattere letterario. Nel libro vi sono diverse proposte per sostituire il termine “razza”. Quelle che prediligo sono “origine geografica” o “appartenenza geografica”. Parole come “etnia” o “colore della pelle”, possono essere termini “scivolosi”. Mentre “origine geografica” come definizione è più ampia, neutra, non ambigua. Altri colleghi, invece, preferirebbero eliminare la parola senza sostituirla, altri invece vorrebbero andare oltre, eliminando dalla nostra Carta altri aspetti ritenuti discriminatori e relativi alle “abilità” o alle “disabilità”; qualcuno poi, ha ritenuto discriminatoria la parola “sesso”. Posizioni a parte, se oggi riuscissimo ad eliminare la parola “razza” dalla nostra Costituzione faremmo un grande passo in avanti a difesa della scienza, credo anche della nostra democrazia, un passo in più per contrastare anche il preoccupante dilagare di fenomeni razzisti. Oggi, come nel passato purtroppo, è necessario sensibilizzare, informare, raccontare l’attualità: i fenomeni migratori, il preoccupante ritorno ad una certa propaganda dell’odio, le campagne per fomentare vecchie e nuove paure, dobbiamo farlo per contrastare tutti i fenomeni di intolleranza e razzismo. Dobbiamo ridare il giusto spazio di riflessione e approfondimento alle questioni importanti – togliendole dai riflettori mediatici che spesso illuminano “giochi” politici e interessi esclusivi –. Come ad esempio viene fatto con la legge per lo jus soli, insomma: chi vive ed è nato in Italia è italiano, un’ovvietà oggi divenuta dibattito. Per tornare alla scienza con un esempio pratico: tutti gli esseri umani e dunque se parliamo di “razza” dobbiamo riferirci all’unica esistente, la razza umana – conclude Redi – possono essere donatori o ricevere sangue e questo lo si può fare da un capo all’altro del mondo: un donatore asiatico può donare il proprio sangue e dunque salvare la vita ad un europeo e viceversa, basta che il gruppo sanguigno sia compatibile, e così avviene per la donazione di organi. C’entra qualcosa la razza? No, proprio perché non esiste».

Immagine: via Pixabay