frossasco

Il museo che può generare lavoro

Si trova a Frossasco ed è nato nel 2006 in occasione delle XX Olimpiadi invernali di Torino. È il Museo dei Piemontesi emigrati nel mondo e cerca ogni giorno di attualizzare il tema della migrazione e dell’integrazione.

La sua istituzione è stata voluta dall’Associazione Piemontesi nel Mondo, ideata e presieduta, allora, da Michele Colombino e dal Comune di Frossasco, che ha destinato questo edificio ad accogliere nelle diverse espressioni il patrimonio e il valore dei piemontesi e delle comunità piemontesi all’estero.

Da un anno a questa parte, il comitato di gestione presieduto da Giorgio D’Aleo, promotore negli anni del dialogo interreligioso nel Pinerolese, ha affidato la gestione del museo all’antropologa Carlotta Colombatto con un contratto a progetto in base ai finanziamenti erogati dalla Regione che negli anni sono drammaticamente scesi: nel 2014 la Regione ha girato solo 4.500 euro, sufficienti a malapena per coprire le spese vive della struttura. Per il 2015 il finanziamento non è arrivato e nel 2016 è stato di soli 10.000 euro. Per il 2017 la cifra promessa nell’assestamento di bilancio di settembre è pari a 20.000 euro, che potrebbero permettere di programmare meglio il lavoro e continuare a formare i giovani. Certo, siamo ancora lontani dalle cifre degli anni in cui il museo fu istituito, quando poteva contare su budget di 80-100 mila euro l’anno.

Quest’anno il Museo, con le sue ristrette finanze, è riuscito anche ad avviare due tirocini con il dipartimento di Antropologia Culturale e Etnologia dell’Università di Torino. In più, quattro ragazzi e ragazze del Liceo Porporato di Pinerolo hanno iniziato il percorso di alternanza scuola-lavoro e a settembre ne arriveranno altrettanti. Il museo, dall’inizio dell’anno, oltre alle aperture a ingresso gratuito e a offerta libera, ha avviato un evento al mese: il giorno del ricordo a febbraio, le visite guidate a tema sulla donna per l’otto marzo; ad aprile la presentazione del libro su Vittorio Meano, il piemontese immigrato in Argentina a fine ‘800 che ha realizzato il Teatro Colón e il palazzo del congresso a Buenos Aires e che è poi diventato uno degli architetti più importanti dell’Argentina; a giugno il museo ha partecipato all’evento di chiusura delle scuole e a luglio ha organizzato la prima edizione della Festa dei Popoli a Frossasco, raccontata anche da Radio Beckwith. «Il nostro intento – spiega la conservatrice Colombatto – è creare gemellaggi e incontri con le comunità straniere che hanno avuto o continuano ad avere relazioni con il Piemonte. Abbiamo iniziato dalla comunità romena perché è la prima comunità straniera presente in Piemonte. Il prossimo anno la dedicheremo alla Francia, con ospiti, figli di immigrati e studiosi che ci racconteranno l’esperienza, tra analisi e attualità».

Proprio perché il Museo è regionale, alla festa dei Popoli sono intervenuti i rappresentanti della Regione: l’assessora alle politiche migratorie Monica Cerutti e la vicepresidente del Consiglio Regionale, Daniela Ruffino. «Sappiamo del grandissimo lavoro che il Museo fa con le scuole – spiega la vicepresidente Ruffino – e mi assumo il personale impegno di sostenerne le attività e incrementarne le risorse a partire dalla variazione di assestamento sul bilancio regionale che faremo a settembre».

Le prossime programmazioni del museo prevedono a settembre il concerto dei Cantambanchi, lo storico gruppo folk piemontese che canta di migrazioni e cultura popolare, mentre altri sono previsti in autunno. Se non vogliamo più far emigrare i nostri giovani talenti all’estero, la politica deve sostenere concretamente il futuro e il miglioramento partendo dalle eccellenze già presenti.

Immagine: la mostra temporanea sui piemontesi in Romania al Museo dell’Emigrazione di Frossasco