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Un posto in prima fila all’Onu

Fonte: Presbyterian News Service

Come molte sue coetanee, alla fine del liceo Mindy Vande Brake si era chiesta che cosa fare nella vita. Aveva frequentato la scuola vicino a casa, a St. Cloud, Minnesota, ma non riusciva a trovare qualcosa che la coinvolgesse veramente. Così aveva deciso di provare un’esperienza lavorativa nel settore della ristorazione.

«Il lavoro mi piaceva, ma stavo cercando qualcosa di più e ho capito che Dio mi stava chiamando altrove», dice. «Avevo alcune possibilità, tra cui andare in Palestina con la Presbyterian Peace Fellowship, che mi avrebbe permesso di vedere da vicino che cosa sta succedendo laggiù».

Durante il suo viaggio in Terra Sanda, Mindy ha modo di visitare un campo profughi a Betlemme, che la porta a interrogarsi sull’attività delle Nazioni Unite stavano in quei territori.

Diversi suoi compagni di viaggio le raccontano di avere partecipato al programma Yav (Giovani adulti volontari) della Chiesa presbiteriana americana, e la loro testimonianza è determinante nella decisione di Mindy di fare domanda.

Il programma Yav, sostenuto dalla Chiesa presbiteriana attraverso la raccolta fondi di Pentecoste (effettuata anche online, senza limiti di tempo, e destinata proprio ai progetti rivolti ai bambini a rischio, ragazzi e giovani adulti) permette ai giovani (19-30 anni) di vivere un’esperienza di servizio della durata di un anno accademico, da agosto a luglio. Sono coinvolti 22 luoghi diversi, negli Usa e all’estero, grazie alle organizzazioni partner internazionali che lavorano nell’ambito della lotta alla povertà e della giustizia sociale.

In questa esperienza, l’aspetto della solidarietà si intreccia profondamente con quello della fede, in quanto i giovani hanno modo di esplorare il significato e le motivazioni della loro fede attraverso la comunione con i loro coetanei e tutors.

Mindy viene accolta nel programma, e decide di prolungare l’esperienza di un altro anno: dopo il primo trascorso a New Orleans, va a lavorare al Ministero presbiteriano presso le Nazioni Unite, che si occupa in particolare di diritti umani dei bambini in Israele e Palestina con azioni di sensibilizzazione e di collegamento tra l’Onu e l’assemblea generale della Chiesa presbiteriana.

Questa esperienza permette a Mindy di partecipare alle sessioni generali dell’Onu, accanto ad ambasciatori, ong, membri delle varie missioni…

«Ho partecipato a incontri su ogni tipo di argomento, dai diritti delle donne e dei rifugiati, alla pace, ai conflitti in Siria, Congo e Sud Sudan… Una grande parte del nostro lavoro è mettere in collegamento il lavoro dell’Onu con le politiche della Chiesa presbiteriana e questo mi ha permesso di vedere il tutto attraverso gli occhi della chiesa».

Al termine dei due anni di volontariato, Mindy ha tratto un bilancio positivo della sua esperienza: «Mi ha aperto gli occhi sul tema dei diritti umani, permettendomi di vedere che altri paesi stanno soffrendo molto più di noi. Ora spero di tornare ai miei studi, sceglierò relazioni internazionali e scienze politiche. Un giorno spero di lavorare all’estero nel campo della pacificazione».

E concorda sul fatto che si tratta di un’esperienza che cambia la vita, a livello personale e professionale. «Non avrei mai avuto queste opportunità se non avessi partecipato a questo progetto. Sedere al tavolo dell’Onu a fianco degli ambasciatori e prendere parte alle conversazioni è qualcosa che non trovi da nessun’altra parte».

Immagine: Di Basil D Soufi – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=15465435