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Il decano Bludau: «La giornata di ieri a Wittenberg rafforza l’unità dei cristiani»

Ieri a Wittenberg il mondo riformato ha sottoscritto due importanti documenti: prima la cosiddetta “Testimonianza di Wittenberg” , accordo bilaterale fra riformati e luterani, nuova tappa nel percorso di dialogo e avvicinamento fra le parti, e quindi la “Dichiarazione sulla dottrina della giustificazione”, testo siglato da chiesa cattolica e luterana nel 1999 e ora fatto proprio anche dall’universo delle 233 chiese membro della Comunione mondiale di chiese riformate.

Abbiamo chiesto al Decano della Chiesa luterana in Italia Heiner Bludau un commento sul significato delle due firme.

Decano, perché si tratta di due gesti tanto importanti?

«Ricordo bene il dibattito vivace in Germania negli anni novanta prima che la “Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione” venisse firmata. C’erano tanti obiezioni nelle chiese luterane particolarmente da parte di professori di teologia. Dubbi e obiezioni non infondati sul piano teologico, ma ciononostante fui molto felice dell’accordo raggiunto perché esprimeva ed esprime ancora la voglia da parte cattolica e luterana di superare le divisioni, proprio su un punto centrale del dibattito, la giustificazione. Sono molto lieto che ora abbiano scelto di aderire anche le chiese riformate, in quello che è un passo importante per l’ecumenismo; comprendo il dibattito che anche loro hanno vissuto al loro interno, ma vedo questa firma come la volontà di sottolineare ciò che unisce più di ciò che ancora divide. Il testo comune riformato-luterano poi fa il punto sulle relazioni, piange gli errori del passato e apre a nuovi 500 anni di dialogo e fratellanza. Era giusto mettere un punto anche su questo aspetto in questo anno così particolare»

Questi testi superano la Concordia Di Leuenberg, gli accordi fra riformati e luterani del 1973? O sono un’altra cosa?

«La Concordia di Leuenberg stabilisce l’unità tra le chiese protestanti sulla base della “diversità riconciliata”. E’ la pietra miliare del lungo percorso di riavvicinamento fra le parti. La Concordia confessa che nel centro della dottrina non ci sono differenze che ci dividono. Questo vale ovviamente anche per la dottrina della giustificazione. Per cui la “Testimonianza di Wittenberg” è un passo in avanti che rafforza la ricerca di unità. La Dichiarazione invece allarga questo consenso alla relazione con la chiesa cattolica, ma è altrettanto significativa proprio per lo spirito che guida questa adesione»

Si apre un’epoca nuova con questi 500 anni? Quali sono i prossimi passi da compiere insieme? Magari un sinodo unico fra luterani e riformati?

Il fatto che la Comunione mondiale di chiese riformate abbia firmato la Dichiarazione mi sembra un passo importantissimo che da un nuova spinta all’ecumenismo. Il Cinquecentenario della Riforma ha aperto tante porte tra le chiese. E’ cominciato con la partecipazione di Papa Francesco all’apertura di quest’anno a Lund ed è continuato – per parlare della situazione in Italia – con il convegno della Cei e della Fcei dell’anno scorso a Trento, e quello del prossimo novembre ad Assisi per ricordare soltanto i più importanti. Ma tutti questi incontri rimangono abbastanza informali. Non ci sono per il momento passi sul livello della dottrina. L’adesione del mondo riformato alla Dichiarazione potrebbe dare una spinta in questa direzione. La base tra di noi rimane la Concordia di Leuenberg. La nuova attualità della Dichiarazione potrebbe però invitarci di riflettere insieme sul valore della dottrina della giustificazione. Sia per le chiese riformate sia per le chiese luterane la dottrina della giustificazione sembra evidente. Ma viviamo anche questa realtà o rimane soltanto una dottrina? A me piacerebbe andare avanti in una tale prospettiva – le chiese riformate, luterane e la chiesa cattolica insieme».

Immagine di Pietro Romeo