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Condanna unanime dei leader religiosi dell’attacco «islamofobico» a Finsbury Park

I leader cristiani, ebrei, sikh hanno condannato insieme ai musulmani l’attacco avvenuto alle prime ore del 19 giugno vicino alla moschea di Finsbury Park quando un veicolo è stato guidato contro i fedeli che uscivano dalla moschea di Londra Nord, uccidendo una persona e ferendone otto.

Questa volta a colpire Londra è la mano di Darren Osborne, che è piombato su un gruppo di fedeli reduci dalla preghiera serale del Ramadan. Voleva «uccidere tutti i musulmani», hanno testimoniato alcuni scampati che sono riusciti a bloccare l’aggressore che ha rischiato il linciaggio, non fosse stato per l’intervento di un imam e di alcune altre persone che sono riuscite ad immobilizzarlo e a consegnarlo alla polizia.

Il Consiglio dei musulmani della Gran Bretagna, condannando l’attacco, lo ha definito come «motivato dall’islamofobia». Nelle scorse settimane e mesi, dopo gli attacchi terroristi a Londra e a Manchester, rivendicati dallo Stato islamico, «i musulmani – ha afferma il segretario del Consiglio, Harun Khan – hanno sopportato molti incidenti di islamofobia, e questo è il più violento».

La comunità islamica ha chiesto al governo di «accrescere la sicurezza attorno alle moschee con urgenza», dato che questa è l’ultima settimana del Ramadan e nel weekend si celebrerà la festa di Eid al-Fitr.

Mentre su internet crescono espressioni estremiste violente fra i musulmani radicali e fra occidentali intolleranti, le comunità religiose prendono posizione contro la violenza e azioni estremiste.

Ieri mattina Justin Welby, arcivescovo di Canterbury, in un tweet ha detto che «l’attacco alla moschea di Finsbury Park è orrendo. Siamo solidali con i nostri amici musulmani e preghiamo per la persona morta e per i feriti».

Anche la Rete Interfedi della Gran Bretagna (IFN), di cui è membro il gruppo di lavoro interfedi della Unione Battista inglese, ha pubblicato una dichiarazione nella quale, ricordando il grande lavoro di dialogo e di creazione di relazioni che le diverse comunità religiose stanno portando avanti in questi anni, si afferma: «Quando il terrorismo cerca di strumentalizzare la religione, o laddove le persone innocenti legate alle moschee o ad altri luoghi di culto sono oggetto di odio e di attacco a causa di legami al terrorismo, noi dobbiamo impegnarci per la loro sicurezza e il loro diritto a vivere liberi da pregiudizi, sospetti e odio. Dobbiamo continuare a stare insieme, a sostenerci l’un l’altro e a lavorare insieme per il bene comune».

Parole di vicinanza sono state espresse da Ephraim Mirvis, rabbino capo della Gran Bretagna: «Spezza il cuore venire a sapere di un nuovo attacco mortale per le strade di Londra, questa volta con obiettivo dei musulmani che erano stati a pregare. Questa è un’immagine dolorosa del perché non dobbiamo mai permettere che l’odio generi odio. Esso crea una spirale discendente di violenza e terrore con ulteriori morti e maggiore distruzione».

«Come sempre – ha aggiunto – i nostri pensieri e preghiere sono con coloro che sono stati colpiti. Davanti a questa tragedia, possa ognuno di noi decidere di rispondere con la stessa compassione e determinatezza per non essere divisi, ciò che ha caratterizzato la nostra società in questi mesi».

Mentre Bhai Amrik Singh, presidente della Federazione dei Sikh in Gran Bretagna, ha detto: «Gli incidenti degli ultimi tre mesi suggeriscono che abbiamo bisogno di un dialogo onesto e di un confronto sul modo in cui il governo affronta ogni forma di odio e terrore».

«L’odio e il terrore – ha aggiunto – devono essere condannati in modo diretto prendendo di mira coloro che promuovono un’ideologia e una filosofia basata sull’odio e il terrore».

In un articolo di oggi sul sito dell’agenzia stampa Nev Paolo Naso, coordinatore della Commissione Studi-Dialogo-Integrazione della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, ricorda come radicalismo e islamofobia si sconfiggono con il dialogo e il confronto pubblico.

Immagine: di IakovKalinin, via isockphoto.com