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Fare entrare l’Islam all’università

 

Fonte: Caroline Amberger – Protestinfo

L’Università di Ginevra propone per il prossimo anno accademico un percorso di formazione continua destinato agli imam. Questo progetto risponde a preoccupazioni politiche e sociali, ma allo stesso tempo costituisce un’innovazione, proponendo un approccio storico-critico all’islam.

La comunità albanofona di Ginevra ha sollecitato un percorso di formazione continua per gli imam: sono ormai numerosi i musulmani a mostrarsi favorevoli a un islam liberale, e non lo nascondono. «Sono cresciuto in Svizzera ma non è per questo che non sono praticante, questa è la libertà di culto» spiega Djelal Avdil. «Io conosco ancora l’albanese, ma i più giovani a volte non lo parlano più. Forse siamo l’ultima generazione ad avere mantenuto alcune nostre tradizioni. Per quanto riguarda la religione, la pratico a titolo personale, credo in qualcosa che possa dare sicurezza alle nostre vite. Sono cresciuto nell’islam, che promuove la tolleranza e l’amore. Ma chi sono queste persone che danno un’immagine così catastrofica della nostra religione?» s’interroga costernato questo giovane per il quale è evidente che gli imam devono potersi formare in modo compatibile con i valori svizzeri, cui tengono molto. «Dobbiamo dare il meglio di noi a questo paese che ci ha così ben accolti», esclama.

A Ginevra, le varie comunità musulmane si sono rivolte allo Stato attraverso l’ufficio per l’integrazione degli stranieri. «Sono stati stretti rapporti di confidenza», commenta Nicolas Roguet, delegato all’integrazione. Questo organismo ha una doppia missione, ha fatto un lavoro di sensibilizzazione al fine di promuovere l’integrazione e allo stesso tempo lottare contro le discriminazioni.

L’islam è una questione sensibile, oggi, osserva François Dermange, professore di etica alla Facoltà di Teologia protestante dell’Università di Ginevra e responsabile del progetto. C’è una situazione di tensione, fra la popolazione «che ha paura e conosce poco e male l’islam, facendo talvolta confusione. E sul fronte musulmano, la voce che si sente più spesso sui media è quella di un islam politico. Se non vogliamo lasciare la parola unicamente a queste correnti, dobbiamo darci degli strumenti per promuovere altre visioni».

Una teologia musulmana. «Molti hanno l’impressione che l’islam sia una religiose oscura, dimenticando che per lungo tempo è stato assai più aperto del cristianesimo, e che quasi tutte le scienze, così come la filosofia, ci sono state trasmesse dai musulmani», ricorda il professore di etica.

«Ma è altrettanto vero che storicamente le correnti liberali sono state spazzate via da correnti più popolari. Questa situazione non è ineluttabile, la sfida è sperimentare una via che contrasti le visioni semplicistiche e politiche dell’islam. Fare entrare questa religione nell’Università è il modo migliore per riflettere sulla sua complessità», continua il professore. «L’obiettivo non è provare a “deradicalizzare” certi movimenti togliendo ogni aspetto religioso, ma vogliamo fare per l’islam lo stesso lavoro che è stato fatto per il cristianesimo negli ultimi quattro secoli».

Il corso, che prevede un Certificate of Advanced Studies, sarà necessario per gli imam che hanno un ruolo nello spazio pubblico, come i cappellani. La partecipazione è aperta a un pubblico più ampio con 300 ore di formazione, fra lezioni in aula ed esercitazioni personali. «Il corso presenterà le diverse teologie islamiche e mostrerà che c’è pluralismo tra scuole di pensiero», spiega il prof. Dermange. L’analisi storico-critica dei testi permetterà di non considerarli come verità assolute.

La missione politica e sociale dell’Università. «Il nostro compito non è difendere il cristianesimo, ma mostrare che gli strumenti e le competenze accademiche sono al tempo stesso critiche e attente nei confronti del mondo religioso, e questo vale per diverse religioni. La Facoltà di Teologia protestante ha un’autentica volontà di apertura sulla società reale. Non si tratta quindi di predicare un “criptocristianesimo” né di rinunciare alla nostra specificità. La richiesta dei musulmani è di un approccio teologico. La Facoltà non è una roccaforte del conservatorismo, ma si batte da 450 anni perché la fede sia pensata in modo intelligente», assicura il professore.

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