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Un kit contro la violenza delle armi

Il 2 giugno gli Stati Uniti hanno “celebrato” il National gun violence awareness Day, la giornata di consapevolezza sui danni causati dalla violenza delle armi, fortemente voluta tre anni fa da vari movimenti non violenti presenti nella nazione spalleggiati dall’allora presidente Barack Obama, che del tentativo di normare l’uso di pistole e fucili ha fatto una battaglia di principio, persa di fronte non solo alle lobby economiche, ma di fronte anche alla maggioranza dei cittadini che di limitare il proprio arsenale non ne vuole sapere.

Eppure i numeri sono spaventosi: nei primi 4 mesi del 2017 su suolo statunitense si sono contate 138 sparatorie e 6.303 persone hanno perso la vita per le conseguenze di uno sparo. L’incredibile media annuale di vittime di armi negli soli Stati Uniti si aggira attorno alle 30 mila persone, di cui circa due terzi suicidi e almeno 10 mila omicidi.

Nel tentativo di porre un argine a questa deriva la Chiesa presbiteriana degli Stati Uniti ha approntato e reso disponibile un kit di prevenzione contro la violenza delle armi, sul modello di quanto già fatto alcuni anni or sono.

«Il nostro prodotto aggiorna una versione precedente e fornisce nuove e attuali risorse a coloro che cercano di resistere all’epidemia di violenza che scuote il nostro paese – ha dichiarato il pastore Carl Horton, coordinatore del programma “Costruzione di pace” della Chiesa presbiteriana – . Continuiamo a batterci per chiedere una legislazione sensibile sull’argomento e garanzie per ridurre significativamente il tasso di violenza dovuto all’uso di pistole e fucili».

La copertina del nuovo prontuario ospita una fotografia della chiesa presbiteriana di Chestnut Hill in Pennsylvania, con 331 croci coperte da magliette con i nomi delle vittime della violenza da armi da fuoco nella sola comunità locale. 

Fra i temi trattati dal nuovo vademecum spicca l’appello a non fare di chiese, scuole e luoghi di fede un nuovo campo di battaglia, secondo le determinazioni dell’attuale amministrazione Trump di estendere ovunque la presenza di armi, al fine di aumentare la sicurezza dei presenti nei luoghi pubblici, sul modello di quanto già messo in atto soprattutto da alcuni Stati del sud. Già dal 2014 la Chiesa presbiteriana ha chiesto a gran voce che lo striscione “Nessuna arma nella casa di Dio” venisse apposta sulle pareti delle chiese, per sensibilizzare la popolazione sul tema.

«Come americani dobbiamo imparare a parlare di questo problema – ha continuato Horton – senza esser timidi di fronte alla tracotanza dei comitati pro armi. Dobbiamo educare i nostri figli, aiutarli a sviluppare la consapevolezza che con la violenza non si risolve nulla, si accrescono solo i problemi. I dati parlano per noi. Dove ci sono più armi ci sono molti più morti, non è vero il contrario.

Anche se in misura minore, anche l’Europa, come gli Stati Uniti, ha le sue vittime per armi da fuoco: sono 6.700 all’anno secondo un recente studio del Flemish peace institute. Un numero molto più basso di quello che si registra negli Stati Uniti, nonostante l’Unione europea abbia 503 milioni di abitanti a fronte dei 302 milioni degli Stati Uniti. Le armi circolanti in Europa sarebbero circa 81 milioni, la stragrande maggioranza detenuta illegalmente, mentre negli Stati Uniti sono circa 357 milioni, più degli abitanti del paese.

Immagine: Presbyterian Church di Chestnut