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Dialoghi sulla Riforma: promossi dalle Università di Roma e del Lazio

Ha preso il via ieri mattina, 10 maggio, a Roma il ciclo di conferenze «Dialoghi sulla Riforma», promosso dal Comitato regionale di coordinamento delle Università del Lazio (Curl), in occasione del V Centenario della Riforma protestante. Si tratta di un programma di sei convegni che – oltre alla odierna sessione inaugurale, organizzati congiuntamente da 13 atenei di Roma e del Lazio che, tra la primavera e l’autunno del 2017 – intendono affrontare diversi aspetti collegati alla Riforma protestante e alle sue ricadute sulla costruzione dell’Europa moderna e contemporanea, non esclusivamente sotto il profilo confessionale, ma anche dal punto vista storico, politico, filosofico, culturale, economico e artistico.

L’incontro inaugurale – ospitato nella sala della Protomoteca in Campidoglio e moderato da Paolo Ruffini, direttore del’emittente televisiva TV2000 – ha visto un intervento iniziale del professor Mario Panizza, presidente del Crul e rettore dell’Università di Roma Tre su «La Riforma a Roma. I luoghi di culto protestante nella Capitale», a cui è seguita la lectio magistralis del professor Emidio Campi, valdese, docente all’Università di Zurigo su «La Riforma, ieri e oggi». Campi, ha delineato l’uso del termine reformatio ecclesiae a partire dalle sue due accezioni di «ridare forma originaria» alla chiesa e quello di «emendare, rinnovare» le istituzioni e la vita ecclesiastica.

Quest’ultima accezione si è dimostrata prevalentemente sia nel periodo patristico, sia nei movimenti monastici dell’Alto Medioevo che propongono riforme degli ordini per arrestare e contrastare il rilassamento della disciplina e riportare al primitivo rigore la vita dei religiosi regolari. Rispetto a questo uso del termine che sottolinea la necessità di un rinnovamento etico e delle istituzioni della chiesa, la Riforma protestante si propone con elementi di discontinuità. Per i Riformatori, infatti, l’idea di reformatio ecclesiae ha un carattere prevalentemente teologico – e non morale o istituzionale – che intende ridare forma alla chiesa in base alla parola di Dio. Lo chiarisce una citazione di Martin Lutero tratta dai Discorsi a tavola: «Altri hanno censurato [la dissolutezza dei costumi], ma toccare la dottrina significa afferrare ‘l’oca per il collo’».

La lezione è stata anche occasione per sfatare alcuni luoghi comuni o per conoscere alcune curiosità. Per esempio, l’espressione «Eccelsia reformata semper reformanda est» non è di Lutero – né di Agostino, come alcuni hanno sostenuto, ma compare per la prima volta in uno scritto del pastore olandese Jodocus van Lodenstein nel 1674: si tratta quindi di una parola d’ordine che lega la Riforma del XVI secolo ai successivi movimenti di Risveglio che hanno caratterizzato il protestantesimo dei secoli successivi.

Altra notizia poco conosciuta, parlando di rapporti interreligiosi, il fatto che la prima edizione a stampa del Corano in Europa sia stata curata dallo svizzero riformato Theodor Bibliander, pubblicata a Basilea nel 1543 con una prefazione del Riformatore Filippo Melantone.

I prossimi appuntamenti con i «Dialoghi sulla Riforma» sono per il 17 maggio, «Ethos e conoscenza»(presso la LUMSA); 6 giugno, «I linguaggi della Riforma: architettura, immagine, rappresentazione» (Roma Tre); 10 ottobre, «Riforma e costruzione europea» (Tor Vergata); 31 ottobre, «Economia e società. Una mappa degli effetti della Riforma» (Sapienza); 10 novembre, «Dinanzi a Lutero: ripercussioni e reazioni nella cultura artistica italiana» (Università della Tuscia); 5 dicembre, «Chiese, confessioni e culture religiose in Europa»(Università di Cassino).