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Portare a compimento

La parola del Signore è retta e tutta l’opera sia è fatta con fedeltà
Salmo 33, 4

Non pensate che io sia venuto ad abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire, ma per portare a compimento
Matteo 5, 17

Ecco Gesù, basta un suo detto per cogliere il suo carattere. Il suo pensare positivo. Volete sapere perché sono venuto? Sono venuto non per abolire, ma per compiere. Abolire non è solo un pensare negativo, ma è anche un agire semplice. È un prendere la strada breve. La scorciatoia.

Qualcosa non va nella tua vita? Eliminalo. Invece, portare a compimento una cosa significa rispettarla, conoscerla nella sua essenza profonda, sintonizzarsi con il suo verso.

Nel caso di Gesù si trattava della legge. Ma ha infinite applicazioni questo detto di Gesù. Il lettore potrà farne l’uso più appropriato per la sua vita. Io utilizzerò questo detto per parlare della Bibbia. Non pensate che io sia venuto per abolire la bibbia, ma per portarla a compimento. I cristiani si sono divisi sulla Bibbia e si sono reciprocamente scomunicati e chi osservava dall’esterno questo brutto spettacolo ha pensato che la miglior cosa fosse abolire la Bibbia. I cristiani la distruggevano e i non cristiani l’abolivano. Eppure Erasmo paragonava la Parola alla manna, umile. Invitava a tirar fuori il senso spirituale: «neanche una virgola che non sia degna di analisi, che non sia degna della domanda “cos’è questo?». Esortava a non entrare con violenza in quel luogo: «la porta è piccola, attento a non sbatterci la testa». Suggeriva di meditare anche un solo versetto, invece che recitare l’intera Bibbia, perché «rotto il guscio ne potrai estrarre la polpa».

Che unica occasione, dunque, prendersi del tempo, lasciando sul tavolo di cucina i propri pregiudizi e i propri pretesti e meditare questo detto di Gesù, a lungo, battendo delicatamente con il martello perché il guscio si dischiuda e ne esca fuori la dolce polpa.

Immagine: via istockphoto.com