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Da Ginevra parte il «tour» della Riforma

La Riforma ha svolto un ruolo fondamentale: catalizzare e modernizzare le risposte della fede e delle comunità cristiane su questioni esistenziali dell’umanità. Così è emerso in occasione dell’Incontro promosso dal Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) e tenutosi il 4 novembre scorso a Plaine de Plainpalais (Ginevra). Un «tour» ecumenico che toccherà numerose città europee per celebrare il Cinquecentenario della Riforma protestante attraverso workshop specifici e incentrati su: diritti dei bambini, sicurezza sanitaria e alimentare; la difficile situazione dei rifugiati e la gestione del patrimonio ecumenico.

Ginevra è stata la prima tappa del «camion della Riforma» tra 67 città europee che saranno visitate dal Cec proprio per conoscere, incontrare e condividere le tante storie legate alla Riforma protestante. Un modo, questo, per celebrare il Cinquecentenario del 2017.

A Ginevra il workshop sui diritti dei bambini ha avuto come focus la prevenzione alla violenza. Frédérique Seidel, consigliere speciale sui diritti dei minori del Cec, ha presentato un progetto per migliorare il benessere dei bambini attraverso una serie di azioni proposte sia a livello regionale, nazionale che globale: «C’è un forte legame tra il nostro lavoro di promozione dei diritti dei bambini e la Riforma protestante che da sempre è stata attenta socialmente al suo presente. Dunque, attraverso lo spazio dato alle voci dei bambini che incontriamo, siamo in grado di migliorare le nostre attività di chiese, formulare nuove strategie indirizzate alle necessità contingenti e del domani», ha ribadito Seidel.

Un recente studio dell’Unicef infatti rivela che 1,5 miliardi di bambini nel mondo soffrono a causa di violenze subite e che solo il 10% di questi ha la fortuna di vivere in paesi legalmente sicuri.

Per questo motivo, nel settembre 2015, il Cec ha firmato un accordo di partnership proprio con l’Unicef impegnandosi a lavorare insieme per sostenere i diritti dei bambini, con particolare attenzione, inserita poi nel preambolo, dedicata alla violenza contro i bambini e ai pericoli dell’attuale cambiamento climatico.

«La violenza contro i bambini può essere scongiurata se vengono attuate strategie preventive, se uniamo le nostre forze potremo fare molto come chiese», ha detto ancora Seidel.

La Riforma è stata caratterizzata da sviluppi culturali e da cambiamenti mentali e dottrinali per Theodore Gill, giornalista del Cec, che ha presentato una relazione dedicata al patrimonio del movimento ecumenico ricordando che l’effetto della Riforma è stato certamente profondo a Ginevra e ha plasmato altresì la cultura di molte chiese di tutte le nazioni del mondo: «Le chiese ecumeniche, attingendo dallo spirito della post-Riforma di Ginevra, hanno lavorato a lungo e insieme per la libertà di pensiero e politica, dei diritti umani, per la libertà religiosa, l’istruzione e il servizio diaconale», ha ribadito Gill.

Erin Verde, coordinatore della comunicazione della Conferenza delle chiese Europee (Cec), ha descritto invece l’organismo ecumenico come un’organizzazione che non rappresenta solo le chiese di molte denominazioni, di maggioranza e minoranza e provenienti da contesti molto diversi e unici, ma come un luogo: «importante per riflettere sulle radici storiche di tutta la Riforma, un luogo strategico per definire la marcia e la direzione del movimento ecumenico».

L’avvio del «nostro giro da Ginevra è simbolicamente significativo: Ginevra è stata storicamente un riparo per i rifugiati politici», ha ricordato ancora Katalina Tahaafe-Williams, segretario esecutivo del programma per la Missione ed Evangelizzazione del Cec nel workshop dedicato alla situazione dei profughi: «gran parte del nostro tempo – prosegue Williams – lo utilizziamo per affrontare le situazioni difficili dei rifugiati, ma dovremmo affrontare le cause alla radice e in modo collaborativo», sottolineando ancora che le chiese dell’Africa, del Medio Oriente e dell’Europa già stanno lavorando insieme per trovare nuove formule e interconnessioni efficaci per l’aiuto ai rifugiati e richiedenti asilo. «Vogliamo sfidare i governi, chiedendo loro di essere onesti nell’identificare le cause degli spostamenti di massa, di accogliere e di non respingere, qualsiasi sia la condizione del migrante, anche economica», ha concluso Tahaafe-Williams.

«La condizione dei rifugiati non può essere rubricata come problema umanitario, ma di giustizia», ha detto per parte sua Alfredo Abad, vice-moderatore della Commissione delle chiese per i migranti in Europa (Ccme): «sempre più persone nel mondo stanno diventando rifugiati a causa di motivi economici e di cambiamento climatico. La vera crisi in Europa non è la crisi dei rifugiati ma la mancanza di solidarietà», ha chiosato Abad.

Maria Immonen, la direttora del Dipartimento per il servizio della Federazione luterana mondiale (Flm), ha ricordato ancora ai partecipanti del workshop: «Chi diventa rifugiato, solitamente, è costretto in media a trascorrere 17 anni in un campo profughi. Questa situazione sta peggiorando. Ci sono 62 milioni di rifugiati nel mondo, ed il numero è in continuo aumento, così come sono in continuo aumento guerre e conflitti».

L’accordo storico tra la Lutheran World Relief e la Caritas Internazionale, firmato di recente a Lund, darà l’opportunità a molte chiese di portare sollievo ai rifugiati nel mondo in modo più sistematico e coordinato.

Manoj Kurian, coordinatore del Ecumenical Advocacy Alliance del Cec ha ricordato poi, quanto «La Riforma seppe indicare una strada da percorrere: la diaconia. Una gentilezza rivolta ai poveri, un atto di discepolato di responsabilità e congregazione».

Il pellegrinaggio dell’autobus della Riforma proseguirà verso altre 66 città europee; e lo farà nei prossimi sette mesi.

Immagine: via oikumene.org